Ti ricordi di quella volta che...

...avevi organizzato un regalo phigo per te e il tuo uomo, tipo un weekend a Londra, non dando ascolto alle previsioni catastrofiche sulle Olimpiadi – il tuo amico e inviato ti diceva sono tutte cacate mediatiche? Che avevi organizzato tutto, fino ai biglietti dei treni, perché per una volta nella vita c'avevi da parte i soldi per farlo e due buone ragioni?

E ti ricordi come sei arrivata all'aeroporto dopo rotture di palle varie, e di come ti eri sentita addosso tutto il giorno anzi tutta la settimana una stanchezza estrema, e sull'autobus per l'aeroporto ti sei resa conto che non era stanchezza ma probabilmente un cazzo di virus che ti segava le gambe? E come all'aeroporto hai deciso di fare dietrofront, e hai passato il venerdì che dovevi essere a spasso per la South Bank a letto come una deficiente, con un'atmosfera cazzutissima di spogliatoio depresso in casa?

Io sì.

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Ciao, Londra. Sarebbe stato bello rivederti e mostrarti a colui che ha visitato posti oscuri in tutto il mondo ma non ha mai visto te.

Inviato londinese, sarebbe stato bello vedere pure te.

Invece niente. A letto con le gambe di gelatina, a Vienna, col temporale monsonico del weekend che ovviamente è tornato, le finestre aperte che fa caldo, e un imbecille con la televisione alta che non ti lascia dormire e ostacola la riparazione della tua sfigatissima carcassa. 

Il lavoro che faccio è bello – ma ti espone a troppa gente coi bacilli. Non sono mai stata malata così spesso come negli ultimi due anni, da quando insegno tante tante ore a settimana. Anche se quest'anno è molto meglio dell'anno scorso. Giusto per essere positivi, eh. 

Che dire: uffa. Arcibleah. 

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