E morí con un tereré in mano

Oh allora, siamo in Sudamerica. Non credo di essere mai stata cosi' tanto lontana da casa. Che sarebbe Milano, l'Europa, eccetera.

Insomma, Asuncion e' piccola, e un po' sonnolenta, direi. La vedi dall'aereo, e pensi: tutto qua? La capitale?

No, perche' dopo Willemstad, che in realta' e' una accozzaglia di villaggi, io ero gia' esaltata, perche' mi sono detta oh, finalmente una citta'.

Non proprio. Pero' tutto sommato l'esperienza e' positiva. I paraguayani sono tipi tranquilli, non sono per niente invadenti, anzi, stanno sulle loro, loro e il loro thermos giganti di tereré. Il tereré e' una delle cose piu' importanti in assoluto, qui in Paraguay: tutti hanno un thermos, ci sono thermos per l'acqua fredda di ogni genere. Rosa coi brilliantini, di pelle come quello della foto, tecnologici e di acciaio, quello della squadra di calcio locale o nazionale, col tuo nome, insomma, di tutto. Noi in questi giorni non stiamo in ostello ma da un couchsurfer simpatico e molto educhéscional, che ogni giorno ci impara qualcosa del Paraguay. Lui ha vissuto in Giappone ed e' un collega che insegna inglese, quindi siamo tutti nerd dell'intercultura, e si chiacchiera bene. Insomma, Chalo ci ha dato un thermos da portare in giro. M come al solito si mimetizza bene con i suoi occhi e capelli castani, io un po' meno, e a quanto pare i piercing qui sono rari, quindi nonostante i capelli scuri come al solito mi trovo con scritto in fronte SONO STRANIERA, IN CASO NON VE NE SIATE ACCORTI. Ciononostante, o forse proprio per questo, una delle prime cose successe e' stata che un vecchio, in Plaza Uruguaya che e' tipo Piazza Castello quanto a importanza, ci ha fatto un sorrisone e tanto di pollici in alto, mentre noi bevevamo tereré sotto un albero.

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Gli autobus sono un'altra cosa divertente di queste partï: ovviamente non c'e' una tabella degli orari, perche'che te ne fai, no? Quindi tu vai, aspetti, e quando vedi il tuo autobus ti sbracci. Lui rallenta, tu salti su, paghi, e l'autista ti da'il resto mentre accelera con una mano sola e intanto magari ti spiega anche dove devi scendere. Scendere e' ancora peggio, soprattutto se ti capita un'autista psicolabile come a noi oggi, che non si fermava neanche a tirare su la gente, a un certo punto: tipo che io mi chiedo, ma dove devi anna'? Che qua la fretta e'abolita, con sti autobus che c'avete??? Vabbe'. Comunque, a scendere si deve fare in fretta, atletici e libelluloni, perche' mentre si stacca la mano dalla maniglia (io la uso come perno e zompo come quello la' dell'Olio Cuore), l'autista ovviamente riparte. Oggi con lo psicopatico ero preoccupatissima all'idea di scendere, per fortuna vedono che sono straniera e mi trattano come un'idiota, e quindi rallentano piu' a lungo. Meno male.

I paraguyani strillano poco, mangiano tantissime cose italiane, spesso hanno cognomi italiani... Ma io mica lo sapevo che in Paraguay c'erano tutti questi italiani! E ad Asuncion parlano spagnolo con una erre che sembrano di Venezia. La domanda sorge spontanea: ci sara' mica stata tanta immigrazione dal Veneto, da queste parti?

Domani andiamo in una cittadina qui vicino, Areguá. Scrivo poco in questi giorni perche' non ho internet e questo non e' il mio computer, capitemi... Mi faccio viva quando posso!

1 comment:

  1. Il sistema autobus è uguale anche qui. Oggi mentre Dario saliva il conducente è partito a razzo...quasi mi ammazza il marito. La discesa dalla buseta per casa nostra è da cardioplama: in cima ad una salita, con un traffico pazzesco la buseta stoppa con stridore di freni e ondeggiamenti bruschi e riparte a razzo mentre tu hai ancora un piede sul predellino...

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