Prospettive / 1: la distanza secondo i sudamericani

Sull'autobus per Cordoba, qualche tempo fa. 
Sono tutti argentini, o almeno ispanofoni, tranne un gruppo di americani coi capelli rossi in fondo all'autobus. Sale un ragazzetto spettinato, dall'aria rock e un po' zozza, con una chitarra e un bel sorriso, e ci si siede davanti. Sente che parliamo inglese (con l'Asburgico, intendo), e allora ne approfitta per fare pratica.

Gli chiedo,

di dove sei?

Di vicino a San Paolo, dice lui, sono brasiliano, ma vado a studiare a Cordoba, ora. Sono in viaggio da tre giorni (ecco quindi spiegata la parte zozza del look rockettaro.)

Nat: ah, che bello, il Brasile! E dimmi, dimmi, di dove sei, che magari conosco il tuo paese?

Il rocker brasiliano: sono di un paesino vicino a San Paolo, di certo non lo conosci.

Quanto vicino? tanto per fare conversazione, no?

Ottocento chilometri, mi dice con il suo sorrisone tranquillo.

Ecco. Così imparo, a fare la lagna quando sono a Vienna perché mi manca la mamma. Vivo a un tiro di schioppo, per gli standard sudamericani... 
E qui è quando ti rendi conto di quanto sia piccina l'Europa. 

2 comments:

  1. Concordo pienamente ma dai ora lo batti anche tu!
    E Buon Anno a voi :)

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  2. In Colombia è diverso, qui le strade sono orribili e spesso pericolose (per motivi non connessi con la viabilità ma con FARC, narcotraffico, paramilitari ecc.). Quindi anche 300 km, per un colombiano, sono tantissimi.

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Dimmi, dimmi tutto!