E il vincitore è... il Paraguay. Eh già.

San Ignacio, Larry Winckles
Bene, allora, quelli lì a Curaçao che sono un poco fighetti vogliono esser sicuri che noi non si stia lì in panciolle a non far nulla, a fare gli immigrati illegali. 
Quindi non ti fanno entrare, se tu non gli mostri un biglietto che dice sìsì tranquilli, Natalia riparte, non sta qua a inquinare la vostra aria fighetta. Niet, dicono.
Quindi, l'Asburgico ed io da tre settimane circa cercavamo di capire dove andare dopo Curaçao, che non è facile. Non è proprio un hub che offre millemila possibilità. 

Dopo varie opzioni e varie elucubrazioni, alla fine abbiamo deciso di andare in un paese piccolo, che attira l'attenzione di pochi, che secondo molti è più sicuro delle altre opzioni che avevamo, e – cosa geniale per noi – la cui capitale pullula di couchsurfer che ospitano, e non vanno semplicemente alle feste. E' anche "vicino" alle cascate di Iguaçu, ed è in una buona posizione per andare a Buenos Aires, con il ritmo da bradipo nostro.

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Il Paraguay. Dite la verità, che anche voi, e neanche tanto se avete meno di trent'anni, del Paraguay conoscete solo il celeberrimo portiere Chilavert. Quello sborone che amava tirare le punizioni e i rigori qualche anno fa... Anche io ero messa così, fino a circa una settimana fa. 
Insomma, iamunì! S'è deciso, e ora si pensa a fare scatoloni, ecco. 

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