Modestia

Ho un collega al lavoro, un americano latino, che non c'ha la faccia da latino, ma il sangue, quello sì. Tanto per cominciare, ha l'età di mio padre, ma non sembra. Sembra molto più giovane. Non è cattivo eh, è solo che è singolo (oltre che neocon, cioè tipo il cugino di Ayn Rand, davvero) e c'ha ormoni. 
Quindi, a causa di questa combinazione, lui guarda le femmine.
Che è una cosa alla quale io, da femmina, non sono più abituata. 
Come ho già detto varie volte, gli autoctoni non ti cagano di pezza, qui, gli unici che ti guardano hanno la pelle più scura, e di solito sono turchi, iraniani, ex-jugoslavi, o proprio vengono da luoghi lontani. Tipo, appunto, il mio collega.

Bene, ieri, con la solita faccia da sonno e tolleranza per il mondo bassina – sempre, prima delle ore 9 – vado verso scuola. C'è un pezzo da fare a piedi prima di arrivare, e incontro lui. Con la musica nelle orecchie gli faccio ciao con la manina e sorriso sonnolento. Vedo che dice qualcosa. Tolgo le cuffiette, lui ripete e col suo solito accento ammericano (pensate a Dan Peterson. Sì. Quello del tè anni 80) mi fa 

you're looking good today. Con l'occhio nero ammiccante. 

Io tra me e me penso ma che te ammicchi? Che schifo, potresti essere mio padre! 

e a lui con la faccia di tolla, come dice mia madre, dico

why, I always look good. see you at school.

me ne vado, e continuo a camminare. 
Non so da dove m'è uscita, ma l'ha fatto ridacchiare, zittire, e smettere di ammiccare.
Io, da parte mia, penso che mi trasferirò a Modesto, California. 


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