Mi ricordo di un tizio spagnolo che incontrai a Vienna per vie traverse.
Questo era del sud della Spagna, il genere di posto dove quando fanno 18C dicono ossignorechefreddo e tirano fuori il cappotto.
Quest'uomo veniva, o forse viene, non so, ogni anno a Vienna per imparare un po' di tedesco.
Diceva: mi piace che la sera non faccia abbastanza caldo da non avere un maglioncino sottile. Mi piace la pioggia, quando c'è. Mi piace il cielo grigio, uh, è tanto affascinante (e forse accendeva la sua vena poetica? Pensavo io, mentre tra me e me mi dicevo che a me stare senza maglioncino pure alle due di notte non fa affatto schifo, sinceramente.)
Il fatto è che quando vivi in un posto caldo, o anche solo relativamente caldo, e hai una certa disposizione d'animo, puoi essere oggettivamente affascinato, dal freddo, dal buio, dal bere il tè con una sciarpa di lana al collo, dal grigio acciaio del mare del Nord, da un paesaggio come questo:
(Foto: crazypaco)
Io non percepisco il freddo da mesi, freddo serio, intendo, e quelle poche anteprime che ho avuto negli ultimi mesi (in collina in Vietnam, ad esempio) mi hanno fatto rimpiangere il caldo. Sarà che vengo comunque da vari anni viennesi. Sarà che anche a Milano vivevo aspettando aprile, che da ottobre in poi mi tramutavo in una pentola di fagioli lamentante, e burbugliosa, perché nella mia famiglia nessuno ha mai avuto i soldi o la voglia di andare a sciare, l'attività che pare renda sensato l'inverno in molto cervelli, sia a Milano che a Vienna.
L'ultima volta che ho davvero, davvero avuto freddo durante questo viaggio è stato nelle Ande peruviane, a Cuzco e dintorni, quindi... Marzo. Dopo, a parte alcune eccezioni, solo caldo più o meno potente, più o meno umido. Dal bel caldo secco e salutare in Messico, al caldo umido e soffocante di Cartagena o Taipei, al caldo umido ma non troppo della Malesia... In varie forme, ma sempre caldo.
Oggi leggevo il blog di Smila Blomma a Manchester, traumatizzata da un ritorno a Manchester dopo un mese in Kenya, e mi sono ricordata di quel tizio spagnolo.
Perché mentre lui decantava la poesia delle nuvole temporalesche su Vienna a fine agosto, la mia amica Effe ed io, dentro, rosicavamo un poco. Io pensavo che sarebbe stato figo vivere in un posto dove il grigio e le nuvole temporalesche diventano qualcosa di poetico, qualcosa che vedi raramente. Sono stata come lui, a un certo punto della mia vita, quando ero sbarbata e passavo interminabili estati al caldo a Milano... Ma non avevo il mare, lui sì! Non comprendo, proprio non comprendo.
Lo so che è sconclusionato, questo post, ma ho iniziato a pensare all'inverno. Dopotutto, domani andiamo in Sri Lanka, ci passiamo un mese, e a fine dicembre, arriviamo a Milano. Passeremo da un paese caldo, e buddhista, a un paese cattolico, in preparazione per il compleanno di Gesù, e freddo. Non freddo come Vienna, ma freddo, spero senza neve perché altrimenti mi viene un coccolone.
E il viaggio finirà. Finito. Finished. Terminado. Fertig. Fini.
Posso dire aiuto?