Sono sul treno ÖBB che mi porterà a Vienna, dove

A) rivedrò l'Asburgico e 
B) rivedrò anche i miei amici.

Sono gioiosa per la gente, agitata per la logistica, annichilita dal grigio e dal freddo - anche se queste due ultime cose non sono peggio che a Milano, dato che qui in Austroungaria l'inverno finora è stato piuttosto mite. Non ha ancora nevicato.

Ho fatto un sacco di foto a Budapest, riso ancora di più con una persona che, veramente, mi fa star bene. P è come un fratello: e come ha detto lui, insieme diciamo un sacco di idiozíe e ridiamo quasi troppo, per i canoni di queste parti (e cantare pezzi di fado sull'autobus a Budapest non aiuta a passare inosservati. Anche se i budapestiani sono straniti, ma apprezzano.)

Vi lascio con una diapositiva di ciò che vedo dal treno oggi... Sfocata, ma rende l'idea. Impressioni di gennaio.


Che "én jövök!" secondo i miei studi vorrebbe dire, eccomi, arrivo! Speriamo non voglia dire "che tua madre muoia di atroci sofferenze."
Comunque.
Oggi, sveglia alle sei del mattino, che è tempo di cousinade.

Vale la pena, perché vado in uno dei miei posti preferiti.

foto: Lorenzo Mazzi

L'amore per questa città, come succede spesso, mi è cresciuto esplorandola con un caro amico. Camminare per le città con un buon amico, o una buona amica, naso per aria, occhio attento ai palazzi e alle persone che vediamo: è una delle mie attività preferite di sempre. 
Lo facevo con P. e gli altri francesi a Istanbul, lo facevo a Istanbul con l'Asburgico, dato che è lì che l'ho conosciuto. E' così che siamo diventati amici. Camminando per ore lungo il Bosforo e nel lato asiatico della città, guardando la gente e parlando del mondo.

Qui trovate uno dei miei vecchi post sui giorni felici a Budapest. E' sempre molto popolare, quindi rimetto il link - se state per farvi un weekend a Budapest, potrebbe esservi utile. 

Non vedo l'ora di rivedere P. Ci divertiremo un mondo. Andremo alle terme e ci faremo destestare dai vecchi musoni ungheresi. Oppure alle terme con meno vecchi musoni ungheresi, ma con una bellissima struttura ottomana, in memoria dei tempi turchi (le terme Rudas, se vi interessa il nome.) Sono magnifiche. 

Generationexpat.com

Faremo colazione in quel posto gigante e bellissimo con gli interni eleganti, che sembra un caffè di un'altra era, sopra una libreria (io me lo ricordo come bookcafè, ma credo si chiami Alexandria, o qualcosa del genere), che ha questo aspetto alquanto chic:

Tripadvisor

E' bello, fanno il caffè buono, e hanno anche delle buone e belle brioche. Lo adoro.

Se P. ne avrà voglia (e di solito ne ha) magari ci avventureremo anche all'esplorazione di altri caffè dove passare ore pigre, dato che io sono costantemente congelata dal mio ritorno in Europa, e fatico quando sto fuori per troppe ore di fila. Ho trovato un post su un sito chiamato Welovebudapest.com che ha una lista molto interessante di nuovi caffè a Budapest. 
La cosa interessante, che io non sapevo, della scena dei caffè nella capitale magiara, è che Massolit - per chi non è stato a Cracovia, uno dei caffè letterari più intimi, coccolosi, polverosi e adatti a un pomeriggio di pioggia che abbia mai visto - ora ha aperto una filiale anche a Budapest. 

Tripadvisor


Mentre ero via, Budapest è una delle città alle quali ho pensato più spesso, insieme a quelle che mi fanno da casa. Forse è perché lì vive una persona a cui voglio bene, e con cui sto bene... Quindi rappresenta uno di quei porti tranquilli dove so di poter sempre andare, e andare a star bene, un posto dove riesco a soffiar via i pensieri brutti (anche se intorno a me, gli ungheresi, non è che siano proprio solari. Ma è tutta una questione di atteggiamento, e di compagnia.) 

A molti Budapest non piace: è un po' più scassata di quanto non sia Vienna. Hanno poche luci la sera perché il comune non ci ha i soldi per pagarle. Magari le facciate delle case sono un po' sgarrupate. Come avevo già detto nel vecchio post, le due capitali gemelle si sono evolute in maniera molto diversa. Vienna quella con la messa in piega e lo smalto curato - anche se mi dicono stia diventando sempre più hipster, quindi aggiungetele anche gli occhiali da vista spessi e una bici a scatto fisso; Budapest la sorella col lavoro precario, i piercing e i tatuaggi, ma anche tanta vitalità (e pochissimi soldi, il che stimola la creatività e la presenza di artisti e artistoidi vari.)

Si vede, però, che è stata una capitale imperiale - dopotutto, tenete a mente che l'impero austro-ungarico era appunto austro-ungarico. Budapest era una delle due capitali gemelle, insieme a Vienna, e durante la vita della famosa Sissi, ad esempio, fu molto considerata ed amata, come città, perché l'imperatrice Elisabeth la adorava. 
Sissi amava l'Ungheria e passava molto tempo lì - fece anche sì che la sua ultimogenita nascesse lì, dopo aver assicurato che l'Ungheria avesse un ruolo pari a quello dell'Austria nell'amministrazione imperiale. Alcuni sostenevano che fosse anche perché il suo amante era il famoso conte Andrássy, cioè quel signore al quale è dedicata una delle vie più eleganti della città. Io, invece che una foto della Sissi vi metto quella di Andrássy, che non se lo caga mai nessuno, ma invece, porello, ha dei bellissimi boccoli:


Foto: Wikimedia Commons

Insomma, sono contenta di passare per Budapest sulla strada verso Vienna. Lo so che l'allungo, da Milano, ma non importa: vedrò P. e avrò una piccola camera di decompressione dopo un mese a Milano, e prima della frenesia viennese. Va bene così. Mi sento prontissima all'esplorazione turistica, e non.
Yuhuuu!
(No, perché a Milano ho esplorato pochissimo. Perché mi sono ammalata due volte, fa freddo, io ho lo shock termico che non smette, e soprattutto nell'ultima settimana non la smette di piovere. Ma che fastidio...)
Avete mai sentito parlare della teoria del Terzo Spazio? 
Riassumendo in soldoni, la teoria dice che un Terzo Spazio è uno spazio aperto a tutti, accessibile, che non sia la tua casa e neanche il tuo posto di lavoro. Ma che non sia neanche la casa di qualcun altro. Un posto, insomma, dove puoi andare a passare il tuo tempo libero, da solo o con altri, rilassato e tranquillo, via dall'isolamento delle quattro mura di casa tua. 
La teoria ha risvolti cervellotici e sociologici che vi risparmio, se volete saperne di più guardate qui (link in inglese, con ridirezione al francese, se vi serve.)

Bene, come donna frilèns, che il massimo che ha avuto nella vita è un tavolo part-time in un ufficio di scuola, e che ha tanti tempi morti durante la giornata, io sono sempre a caccia di Terzi Posti piacevoli (che nel mio caso sono pure Secondi Posti, dato che di ufficio neanche l'ombra, e va bene così.) 

A Milano, non ci lavoro, come sapete. Sono di passaggio, nella mia città natale. Però mi piace sempre esplorare, e grazie all'incontro con una lettrice (ciao B.!! Lo so che stai leggendo) l'altro giorno ho scoperto Il Bistrò del Tempo Ritrovato, nella zona Parco Solari, a Milano. La cosa buffa è che ho abitato in questa zona nel 2009, ma per qualche motivo non passavo mai davanti a quest'angolo di strada, vicino al quale vivono due miei cari amici... Ma solo da dopo che ho lasciato la città. E quindi, il Bistrò, fino ad ora, me lo ero perso. 

Ma è carinissimo. E' uno di quei caffè che in Italia, in generale, mancano un po': posti dove ti prendi un caffè, ti siedi con un libercolo, e nessuno ti viene a chiedere se vuoi ordinare altro, o a romperti in generale, se sei assorto nella lettura. Tanto per cominciare, hanno citazioni di Borges sul muro, che è sempre una buona cosa.

Foto: Bistrò del Tempo Ritrovato

Hanno anche un bancone con delle torte dall'aspetto invitante. Torte che sanno di casa, intendo. Torte simpatiche.

Foto: Caterina Zanzi per Nuok.it

Ci sono andata, e ci ho passato un paio d'ore in compagnia, e sono stata benissimo. Magari sta cambiando, Milano, ma tenete conto che io era da un anno e mezzo che non venivo qui, quasi, dunque non sono aggiornata su cosa c'è in città. Anzi, se conoscete posti simili, vi prego, aggiungeteli nei commenti, che in una turbo-città come Milano, servono questi punti di riferimento!

Il bistrò è semplicemente un piccolo caffè-libreria gestito con molto amore dai proprietari, con pochi, selezionati libri in vendita. Niente luci forti, niente stress, il nome, ragazzi, è tutto un programma. J'adore, per dirla in maniera fastidiosa.

Di sicuro avrò il tempo di tornarci. Quando fuori c'è il coperchio grigio acciaio dell'inverno milanese, fa troppo freddo per passeggiare senza meta, tutti sono al lavoro, e tu non sai cosa fare perché sei in gita e sfaccendata, rifugiarsi a ritrovare un po' di tempo con qualcosa di caldo, e un bel libro, è la cosa giusta da fare. Il bello di leggere in un caffè è che se ti stufi puoi guardare la gente: quella dentro il caffè, e quella che passa per strada (quindi prendete un tavolo vicino alla vetrata. Ce n'è uno con due poltroncine: andate lì!)

Foto: Bistrò del Tempo Ritrovato

Io, intanto, tra pochi giorni parto per Budapest. Inizio ad essere in fibrillazione. O agitazione, a seconda dei giorni.
Per fortuna al Bistrò hanno anche una citazione ad hoc di Ernest (Hemingway) per la mia situazione attuale...

Foto: Caterina Zanzi per Nuok.it

Om. Om. Om. Grazie Ernest. Terrò a mente nei momenti di crisi.
Cioè: non proprio da sola. Anzi. Sono a Milano, dopotutto. 

Il cielo su Milano è stato bello, azzurro, qualche giorno fa, con dei bei tramonti sulle Alpi... Ma io ero malata (credo sia lo shock termico Sri Lanka-Italia.) Ora che sto bene... Beh, è grigio bigio. Quindi io guardo fuori, e penso a dove sono stata: 

Inle, Birmania (foto mia)
No. Non sono proprio da sola.
C'è la Sacra Genitrice. 
Ci sono le mie due amiche care (ciao M! Lo so che leggi ma non commenti!) che mi sono venute a trovare oggi e hanno apprezzato il mate argentino. Brave. 
Ci sono gli amici che vedo dopodomani, quello che vado a trovare lunedì e tante altre persone.

Ma non c'è M. L'Asburgico è tornato in Asburgia - lo so che non si dice così, vabbè dai - a vedere la sua Familie e i suoi amici e Vienna, prima di me. Così ognuno ha qualche settimana dove andare in libreria per ore, o al cinema, senza che l'altro si annoi per ragioni linguistiche, insomma, fare quel che ci pare, da soli. 
Ed è questa la cosa bizzarra: io, da sola, senza l'Asburgico, sono 15 mesi che non ci sto. Mi fa strano non averlo intorno. Il periodo più lungo che abbiamo passato separati negli ultimi 15 mesi sono state circa dieci ore a Oaxaca, Messico, perché io ero malata e gli ho detto di non rinunciare alla gitarella che avevamo organizzato, e poi lui ha passato la giornata con un giapponese.  
Quindi ieri lo abbiamo portato in aeroporto, e poi siamo tornate qui, la Mater è uscita, e io sono rimasta in casa. Da sola. Col silenzio. Ho resistito circa un'ora e poi sono uscita anche io. 

Certo è questione di abitudine, all'inizio del viaggio era anche inusuale avercelo sempre intorno, M., quindi alla fine quello che sembra strano è quello che succede raramente, lo so. Però è disorientante, ecco. Ieri ero di un umore strano, non necessariamente buono, pensieroso.

Oggi va meglio. Sono uscita, ho visto il fratello del mio babbo e abbiamo mangiato sushi e abbiamo riso tanto, poi ho avuto da fare in centro, ho incontrato un'impiegata di Turkish Airlines così gentile che mi ha fatto pensare che quello che voglio fare cominci sotto buoni auspici, e poi sono tornata a casa. Al  mio ritorno, due amiche mi aspettavano. 

E. ed M., amiche dalle superiori, E. da quando avevamo 16 anni. Lei praticamente accasata ormai, con una casa di proprietà; M. ormai mamma: ci siamo abbracciate, e E. mi ha detto: non ci credo che non ci vediamo da agosto 2012! Mi sembra di averti salutato l'altro giorno! Io le ho detto che questo è il segno delle amicizie salde, di quelle che durano, e lo credo davvero.

Avere amiche come loro, come I. che ho visto quando ero ancora sconvolta dal jet-lag e dallo shock termico, avere amiche come loro è quello che mi conforta quando mi sento incerta, dubbiosa, o ansiosa, come ieri. Io sono via da quattro anni, eppure loro ci sono ancora. Meno male.