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...ecco, e' difficile descrivere la cosa.

C'e' acqua. Un sacco d'acqua. Tantissima acqua, da ogni direzione, ovunque. C'e' acqua sopra di te, sotto di te, di fronte a te, acqua che ti viene buttata in faccia dal vento, acqua sotto le tue scarpe, dentro i tuoi vestiti, nel fiume sotto di te. 

Ho fatto un sacco di foto, ma nessuna da' davvero l'idea di quanta kadzo di acqua e da quale altezza cade quest'acqua, e con quale ribollente, fortissima, spaventosa, marrone furia. Addirittura io mi sono zittita per un bel po', e poi ho iniziato a sbaciucchiare il povero M perche' non ci credevo, non credevo di essere arrivata in un posto del genere. In generale le cascate hanno un effetto divertente sulle persone: ovunque c'e' gente che strilla, ride stridula, grida e in generale da' fuori di matto, perche' se noi che abitiamo vicino alle Alpi pensiamo di aver visto delle cascate, arriviamo li' e ci rendiamo conto di non aver visto una sega, in effetti.

Andateci, gente, se potete. E' una di quelle cose che ti rimangono foreva, proprio. Incredibile. Addirittura io, che sono un ratto di citta', non me ne volevo andare da li'. 

Madre mia. 

Domani autobus per un posto chiamato Colon, a sud di qui. Una robetta, quindici ore circa. No, perche', roba che non c'entra niente, ieri ho scoperto che l'Argentina per superficie e' grande quanto l'India. 
E ho capito perche' e' cosi' frustrante quando devi decidere dove andare, perche' ogni autobus ci mette almeno 8 o 9 ore ad arrivare, se sei fortunato, 28, se sei sfortunato. Perche'. Questo. Continente. E'. Enorme. E io, da europea, ancora non me ne capacito. Cioe': il Brasile e' grande quanto gli Stati Uniti. 
Roba da vertigine, per me, non so per voi. 
E da Colon, autobus per un posto chiamato Montevideo. Uruguay, arriviamo! (Se non cambiamo idea stasera. Pero' abbiamo chi ci ospita e una scuola di spagnolo possibile, a Montevideo, quindi mi sa che si va.)
Ormai sono un po' di giorni che mi trovo in Argentina, il secondo paese della gita. E siamo ancora sul confine, alla fine non ci muoviamo mai troppo lontano dall'adorabile Paraguay, che e' sempre li', visibile a pochi chilometri di distanza.

Pero', alcune cose cambiano subito, appena passi il confine, tra Encarnacion (PGY) e Posadas (ARG).

Ad esempio, non ti senti piu' che dai nell'occhio perche' hai il piercing al naso.
Non ti senti osservata perche' invece che i jeans fasciaculo, o i leggings stritolanti, c'hai i tuoi straccetti larghi da fricchettona, che con sto caldo teneteveli, i vestiti aderenti.
Vedi che anche le altre donne usano sciarpe e pashmine, che usano orecchini piccoli come i tuoi e non i cerchioni delle auto, che sei di nuovo in un paese dove non ti si vede a chilometri di distanza perche' i tuoi vestiti non sono fosforescenti. 

Il gusto e l'idea del bello delle donne paraguayane sono, ecco, un po' diversi dal mio. E' stato interessante vedere i loro giornali di moda, pieni di colori pastello e colori fluo, abiti sgargianti e pacchiani, pieni di trine e merletti, e aggeggi, insomma. Basta guardare la foto qua sopra, che ho preso da un sito di moda paraguayano. 

In Argentina mi sento un po' meno estranea, ci sono molte donne che mi somigliano, con la pelle chiara, e gli occhi azzurri. 

Quel che non cambia, invece, e' che anche qui le persone sono gentili, ti aiutano, chiacchierano con te. Solo, sono piu' abituate ai turisti, e quindi non vieni invitato a bere mate automaticamente, ogni volta, solo perche' sei straniero: sei uno dei tanti. 
Non riesco a rispondere ai commenti, per qualche motivo. Non so perche', dovro' sistemare la cosa, intanto non pensate che non voglia, ma ho appena visto che i commenti a cui avevo risposto non sono apparsi!

Perdinci.

Scusassero.
Trovarsi in un giardino al crepuscolo, bevendo mate con un signore argentino, sulla cinquantina. Solo lui, M e te. Il signore argentino ha la voce bassa e bella da ascoltare, un accento morbido e piacevole, ti offre il mate, tu cominci a chiacchierare col tuo italiolo, mentre il sole va giu', con l'araucaria e i pini e i banani e le palme tutt'intorno, e l'ostello vuoto.
E finire a parlare degli occhi delle donne nei quadri di Modigliani, di perche' a lui Borges non piace (accetto' a suo tempo una medaglia da Pinochet), dei saggi di Umberto Eco, di perche' l'arte dovrebbe toccare la pancia e il cuore, e non la testa, della cultura di mate e terere in Paraguay, Argentina e Brasile. Di differenze tra castigliano di qui e castigliano di altrove, di Miro', di nudismo, di attitudini nei confronti del corpo qui e in Europa, dei cognomi delle persone qui, che sono strani mix di nomi spagnoli, italiani e tedeschi, dei loro rapporti con le loro radici.
E poi girarsi e vedere che e' buio, che e' salita la luna piena tra le palme, l'araucaria, i pini e i banani e le palme, e che la temperatura e' scesa, e vai a cucinare qualcosa, nella cucina vuota. Mi piace viaggiare in bassa stagione.

Sono a San Ignacio, al confine paraguayano. In questa citta', come in molte altre, ci sono rovine gesuite. Questa missione, mi ha detto la guida ieri, fu fondata da due gesuiti italiani, guardacaso. E' molto strano, da che sono qui, sentire l'Italia come lontana e vicina allo stesso tempo. Chiaramente in Asia non mi era mai successo prima. 

E' una terra di persone gentili, che non tentano di fotterti, anzi, ti aiutano spesso, se possono.

E' una terra di patrioti, che parlano spesso della loro indipendenza. E' una terra spesso molto indigena, dove i posti si chiamano Caacupe', Itaucu', Itaipu', ma anche Asuncion, Encarnacion e Trinidad.

E' un posto dove le campagne sono verde brillante, vuote, piene di vacche, anche di vacche selvatiche. E' cosi' verde che ti aspetti che arrivi un hobbit da un momento all'altro. 

E' un paese piccolo, senza accesso sul mare, sfortunato e bastonato dalla storia, povero, tra i piu' poveri di queste parti, ma con dignita'. C'e' gente che si arrangia vendendo di tutto sugli autobus: frutta, bibite, spazzolini, libri, caramelle, medicinali. 

E' un paese di facce meticcie, e' un paese dove non ci si chiede molto a che gruppo si appartiene. E' un paese di missioni gesuite, di piazze verdi dove nessuno ti importuna, dove ti chiedono di dove sei? E dopo che hai risposto, tornano al loro terere e ti lasciano tranquilla. Ti scrutano, vedono che non sei di qui, ma non sono invadenti, anzi. Sono tutti molto riservati, qui. 

Mi piace il Paraguay. Pero' stasera vado via, in Argentina. Da un paese piccolo a uno enorme, per poco, perche' e' solo per vedere Iguazu' e dopo credo che andremo in Uruguay. Sono molto curiosa. 

E per rovinare bene la poesia, prima che mi prendiate troppo sul serio, vi dico anche che il Paraguay e' un paese dove la tazza del gabinetto e' morbidosa, e fa ffffff quando ti siedi, cosi' stai piu' comodo.

Sono cose importanti pure queste, eh. Mica solo le cose astratte.
Perche' quando viaggi, finisce che ti trovi in una macchina, al confine tra Paraguay e Argentina, su un fiume cosi' largo che sembra un mare, con un paraguyano che ti ospita, e che adora Demis Roussos. Quindi tu sei li' con lui e M, in macchina, e c'hai Demis Roussos che ti gorgoglia disperato nelle orecchie, pure nelle viscere, visto il volume, e canta mou de qua, e mou de la'. E tu ti ricordi di una delle tue prime, bellissime gite da barbona, quella volta che passasti settimane in giro per le isole greche col tuo ragazzo di dieci anni fa, dormendo in spiaggia (talvolta nella cacca di capra, se si arrivava nel buio.) Ti ricordi che tutte le isole hanno un posto chiamato Skala, ti ricordi che i greci sono simpatici e ubriaconi, ti ricordi di quando conoscevi meglio loro dei turchi.

Ti ricordi anche che sei tornata coi capelli bianchi dopo piu' di un mese e mezzo cosi', con un dreadlock involontario che sembrava una coda di scoiattolo e la pelle color cuoio. E che tua madre, quando ti  ha aperto la porta a Milano, ha detto: ossignore, ma che e', sei una barbona! 

E tu hai detto: eggia'. Presagio dei tempi a venire.

A ognuno la sua madeleine.
Oh allora, siamo in Sudamerica. Non credo di essere mai stata cosi' tanto lontana da casa. Che sarebbe Milano, l'Europa, eccetera.

Insomma, Asuncion e' piccola, e un po' sonnolenta, direi. La vedi dall'aereo, e pensi: tutto qua? La capitale?

No, perche' dopo Willemstad, che in realta' e' una accozzaglia di villaggi, io ero gia' esaltata, perche' mi sono detta oh, finalmente una citta'.

Non proprio. Pero' tutto sommato l'esperienza e' positiva. I paraguayani sono tipi tranquilli, non sono per niente invadenti, anzi, stanno sulle loro, loro e il loro thermos giganti di tereré. Il tereré e' una delle cose piu' importanti in assoluto, qui in Paraguay: tutti hanno un thermos, ci sono thermos per l'acqua fredda di ogni genere. Rosa coi brilliantini, di pelle come quello della foto, tecnologici e di acciaio, quello della squadra di calcio locale o nazionale, col tuo nome, insomma, di tutto. Noi in questi giorni non stiamo in ostello ma da un couchsurfer simpatico e molto educhéscional, che ogni giorno ci impara qualcosa del Paraguay. Lui ha vissuto in Giappone ed e' un collega che insegna inglese, quindi siamo tutti nerd dell'intercultura, e si chiacchiera bene. Insomma, Chalo ci ha dato un thermos da portare in giro. M come al solito si mimetizza bene con i suoi occhi e capelli castani, io un po' meno, e a quanto pare i piercing qui sono rari, quindi nonostante i capelli scuri come al solito mi trovo con scritto in fronte SONO STRANIERA, IN CASO NON VE NE SIATE ACCORTI. Ciononostante, o forse proprio per questo, una delle prime cose successe e' stata che un vecchio, in Plaza Uruguaya che e' tipo Piazza Castello quanto a importanza, ci ha fatto un sorrisone e tanto di pollici in alto, mentre noi bevevamo tereré sotto un albero.

www.umdiewelt.de
Gli autobus sono un'altra cosa divertente di queste partï: ovviamente non c'e' una tabella degli orari, perche'che te ne fai, no? Quindi tu vai, aspetti, e quando vedi il tuo autobus ti sbracci. Lui rallenta, tu salti su, paghi, e l'autista ti da'il resto mentre accelera con una mano sola e intanto magari ti spiega anche dove devi scendere. Scendere e' ancora peggio, soprattutto se ti capita un'autista psicolabile come a noi oggi, che non si fermava neanche a tirare su la gente, a un certo punto: tipo che io mi chiedo, ma dove devi anna'? Che qua la fretta e'abolita, con sti autobus che c'avete??? Vabbe'. Comunque, a scendere si deve fare in fretta, atletici e libelluloni, perche' mentre si stacca la mano dalla maniglia (io la uso come perno e zompo come quello la' dell'Olio Cuore), l'autista ovviamente riparte. Oggi con lo psicopatico ero preoccupatissima all'idea di scendere, per fortuna vedono che sono straniera e mi trattano come un'idiota, e quindi rallentano piu' a lungo. Meno male.

I paraguyani strillano poco, mangiano tantissime cose italiane, spesso hanno cognomi italiani... Ma io mica lo sapevo che in Paraguay c'erano tutti questi italiani! E ad Asuncion parlano spagnolo con una erre che sembrano di Venezia. La domanda sorge spontanea: ci sara' mica stata tanta immigrazione dal Veneto, da queste parti?

Domani andiamo in una cittadina qui vicino, Areguá. Scrivo poco in questi giorni perche' non ho internet e questo non e' il mio computer, capitemi... Mi faccio viva quando posso!
...Per parafrasare il famoso negozio di abbigliamento.

Oggi ho compiuto trent'anni. 30. Trenta!

Il mio fratellino Lemure, che ha tagliato il traguardo un anno prima di me, mi aveva consigliato di affogare i dispiaceri nel margarita. 

Io per fortuna invece ero gia' partita, e quindi:

ho trovato le bandierine decorative appese agli alberi in giardino da M e Anneke, la signora dell'ostello.

M mi ha comprato orecchini di conchiglie.

Anneke mi ha cantato tanti auguri a te che non avevo ancora bevuto il caffeo.

Carmen la signora delle pulizie col suo splendido accento giamaicano mi ha detto auguri e che Dio ti protegga e un sacco di altre cose su Dio. E mi ha dato dei fiori viola.

Klaus il signore tedesco mi ha detto auguri e dato una virile stretta di mano.

I cani hanno abbaiato e scodinzolato.

I gatti hanno miagolato e strisciato i loro fianchetti pelosi contro le mie gambe.

Ho fatto una colazione luculliana.

Ho parlato su Skype con la mamma.

Sono andata in spiaggia e ci sono rimasta per cinque ore.

Mi sono fatta la doccia in spiaggia con delle adolescenti di qua e ci siamo prestate lo shampoo e il balsamo l'un l'altra.

Un americano di mezza eta' mi ha detto l'equivalente in inglese di abbella, ma che bel tatuaggio che c'hai a'fata, che di per se' e' tamarro ma rincuora sugli effetti del tempo che passa. Ammettiamolo.

Da li' siamo andati in un ristorante con la terrazza sul mare. (Con M. Non con l'americano tamarro.)

Dopo abbiamo passeggiato, ascoltando un romanticissimo comizio di Pueblo Soberano (ci sono le elezioni, qui a Curaçao)

E ora faccio lo zaino, che domani vado in Paraguay e comincia veramente la gita seria, mica lo stare in panciolle! 
Rocco e i suo fratelli. Per chi non cogliesse la cit colta.
Informazione di servizio: come previsto, appena e' morto Amilcare, e' arrivato il suo sostituto. Forse, il fratello, o forse il cugino, comunque qualcuno di molto simile, anche se lui ha meno tendenze a volarti in faccia. Sta tranquillo dentro gli armadi e i cassetti della cucina, e striscia fuori mentre fai i piatti, ad esempio. 

Sto avendo un sacco di avventure con animali assortiti, da queste parti, e' un buon addestramento:

Ieri un'iguana mi ha zompettato sulla schiena. 
Un ratto mi ha attraversato la strada l'altra notte, vicino al mercato.
Il gatto della casa mi insegue e mi si struscia in continuazione contro le gambe per ottenere cibo (sono allergica ai gatti, ma lui e' adorabile.)
Ho visto un paio di ragni grandini, non molti, e non mi sono paralizzata.
Siamo stati sorpresi in spiaggia al tramonto da una coppia mamma-figlio di cinghiali con la coda a turacciolo, in questo caso piu' che trattenermi dallo strillare ho dovuto trattenermi dal tentare di abbracciarli e finire sventrata, o che so io. 
wikimedia
Ho avuto incontri ravvicinati con granchi, paguri, lucertole con la coda verde fosforescente, uccelli, cani randagi, gattini randagi, pesci, squali (quelli che non ti mangiano), stelle marine e ricci di mare. Ho anche toccato un sea cucumber, che non so come si chiama in italiano e a vederlo sembra un grande pezzo di cacca (letteralmente).
Un pesce volante (vedi foto) ciecato mentre zompettava sull'acqua mi e' finito sulla schiena e li' ho strillato, mentre stavo conversando amabilmente con una coppia gay canadese, Stephane e Steven. Giuro, anche loro giurano di non mentire. Loro mi hanno detto it's ok dear, it's just a flying fish, e abbiamo guardato il pesce ciecato zompettare nell'orizzonte. 

Insomma, l'addestramento alla bestia procede bene, sono fiera di me. 
Insomma si', sono qua, sono ai Caraibi. Per una volta sono lontana da casa (presto lo saro' ancora di piu') e non sono in Asia, non mi succedeva dal 2000, quando sono andata negli Stati Uniti.

Oggi, tra l'altro, e' festa nazionale qui, e' il compleanno di Curaçao, solo il secondo: auguri!

E' una bella sensazione, anche se comunque per certi versi tutto e' piu' familiare che in Asia: alla fine qui sono tutti cristiani. Se vedi un luogo di culto, e' una chiesa, magari di qualche denominazione strana, ma comunque una chiesa. Non ci sono alfabeti incomprensibili. Il creolo locale, il papamientu o papiamento, e' una vitalissima, pazza lingua fatta da elementi spagnoli e portoghesi, soprattutto, con qualche parola olandese nel mezzo: se parli tedesco, italiano e francese, e mastichi lo spagnolo, praticamente capisci sempre il senso generale. Quindi, quel senso di straniamento e di oddiononcapiscounasega e ogguarda, c'e' una pagoda li', e un tempio indu' di la', e una statuetta sporca di zafferano, ma perche' c'e' dello zafferano ah sono le offerte capisco, qui non ti viene veramente. E' diverso, e' piu' caldo e tropicale, ma alla fine questo e' sempre occidente. E' Occidente con tutti i suoi retaggi piu' brutti, perche' in fin dei conti, molti degli abitanti di Curaçao, che sono neri, hanno trisavoli che sono arrivati qui come schiavi. E a me questa cosa fa specie, se ci penso bene. 

Cio' non toglie che comunque questo misto culturale e' interessante, mi piace, per questo mi ha fatto incuriosire del resto dei Caraibi. 

Comunque, cose a caso notate in questi giorni, che sapete che a me piacciono le liste sintetiche:

  1. A Curaçao ci sono spesso feste con musica alta in piena notte in mezzo al niente totale.
  2. A Curaçao le case hanno spessissimo cani da guardia che si fanno impazzire l'un l'altro e fanno cagnara alle 4 del mattino per sport. 
  3. A Curaçao gli autisti di autobus ridono moltissimo e guardano pochissimo la strada.
  4. Curaçao e' popolata di gente con una risata che te fa mori' solo a sentirla. 
  5. Curaçao e' piena di cinesi. Come Prato.
  6. Curaçao e' anche piena di gente che aspetta qualcosa sulle panchine. Per ore. Magari con la maglietta tirata su sulla panza come un Michele Ametrano di verdoniana memoria. Generalmente si tratta di uomini, che le donne c'hanno altro da fare che stare li' a grattarsi. Tipo fare la spesa, fare le mamme e lavorare nei negozi e guidare gli autobus (le donne sono maggioranza tra gli autisti.)
  7. Curaçao e' piena di olandesi che bevono tantissimo.
  8. Le case sono coloratissime e questo secondo me fa meglio di un antidepressivo. 
  9. L'ovest dell'isola e' desolato, secco, vuoto e iper affascinante.
  10. La strada principale a ovest di Willemstad sembra un vialetto d'accesso di una casa americana (maltenuta, ovviamente.)
  11. La frutta al mercato e' enorme, inclusi i miei amati avocado: enormi, ma non gustosi quanto uno se l'aspetterebbe, vedendoli. 
  12. A Curaçao ci sono un sacco di personcine di bella presenza. Uomini e donne, non come in certi paesi dove non c'e' par condicio.
  13. Il bello e' che spesso ti viene servito cibo olandese, preparato da un cinese, con di fianco seduto un indiano che se lo magna e un'ispanica che ti sculetta nella via davanti. Cioe', c'e' di tutto qui, ed e' bello che ci sia. Neri, bianchi olandesi e non, indiani, meticci, ispanici. Di tutto. Bello!!
  14. Molte di queste persone, pero', sembra aspirino a diventare dei gangsta rapper, se sono uomini, e hanno catene d'oro ovunque.
  15. Le donne spesso hanno sederi grandissimi. Robe seriamente enormi, magari montate su corpi altrimenti snelli. Dev'essere considerata una buona cosa a livello estetico questa, perche' la cosa piu' geniale di tutte e' che
  16. a Curaçao pure i manichini hanno il culone e le tettone!!! 
E poi, non strettamente relativo a Curaçao: sono contenta di essermi fatta bruna. Perche' do' un po' meno nell'occhio (anche se comunque in quanto bianca daro' sempre nell'occhio, qui), ma soprattutto non pensano subito che sono olandese. Che qua e' una buona cosa, dato che gli olandesi usano Curaçao come tanti usano Ibiza, in Europa.
Ci sono poche cose piu' fighe che leggere in un'amaca cosi' grande che si puo' stare sdraiati o seduti, in entrambi i casi comodamente.
Ne voglio una attaccata a due angoli di muro, nella mia prossima casa.
Tipo che leggo molto meglio che su un divano o su un letto.
Voglio.
Amilcare e' morto. M ieri se l'e' trovato davanti e l'ha aggredito con lo spray antibestia. Al momento sembrava non avesse funzionato, perche' Amilcare s'e' fatto due risate ed e' planato verso la faccia di M. 

Stamattina pero' l'ho trovato sdraiato a terra in bagno, con tutte le zampette rattrappite per aria.

Povero Amilcare.

Non mi mancherai molto. Ma sono abbastanza certa che presto arrivera' tuo cugino. 
discovery.com
Come avevo gia' scritto qualche giorno fa, in questo anno una delle cose di me su cui devo lavorare e' il mio (pessimo) rapporto con le bestie che non sono mammiferi. Che i mammiferi in genere mi piacciono.
Coi rettili, dipende dal rettile. Gechi e lucertole benissimo, iguana ok, serpenti, magari anche no.
Con insetti e aracnidi siamo messi male. 
Una delle cose a cui mi devo abituare, almeno finche' siamo qui a Curaçao, e' Amilcare. Gli ho dato un nome, cosi' quando me lo trovo davanti che mi sbarra la strada durante le mie pipi' notturne, riesco a mantenere la calma e a dirgli Amilcare, dai, spostati. 

L'altra notte mi ha inseguita. Nella casa abbiamo due bagni. A inizio nottata, stava nel bagno 1. Allora ho aspettato che se ne andasse, e lui in tutta risposta per dimostrarmi il suo amore ha pensato bene di mettersi a volare e planarmi prima su un braccio e poi sul collo. Si', perche' Amilcare e' uno Scarafaggio Gigante dei Caraibi, cioe', proprio una specie di queste parti, e una delle cose che questo tipo di scarrafone fa e' volare, diomadonna. 
Qualche ora dopo, vado nel bagno 2, e Amilcare e' li' che mi aspetta. Stavolta faccio la ganza e faccio pipi' mentre tengo d'occhio Amilcare, e poi torno in camera inciampando nel gatto Sparky. 

La mattina mi sveglio e penso minghia ragazzi che nottata con sto scarrafone che mi insegue. M era gia' sveglio e si stava facendo il te' con gli altri della casa, io apro un occhio, focalizzo sulle piastrelle della camera e li' vedo Amilcare, che mi fissa. In tutta risposta, mantengo la calma, mi alzo e vado via senza battere ciglio.
Natalia 1- Amilcare 0. 
Guardate che per me' e' una vittoria, questa.

Oh, eccomi. Il fatto che abbia scritto pochino e' perche' sono occupata a fare altro, tipo, leggere su un'amaca al vento, con un cane per lato e un gatto miagolante che mi passeggia intorno. Quando non faccio quello, faccio altro, tipo andare in spiaggia, che e' una cosa molto meno intuitiva di quanto si creda, dato che il nostro ostello e' inculato in collina: non c'era molta altra scelta, dato che e' l'unico ostello di tutta l'isola. Il resto dei posti sono tutti resort, una cosa che posso gia' dire dopo qualche giorno e' che 

Curaçao non e' un posto per barboncelli appiedati e spatentati provvisti di zaino. 

Ci sono gli autobus, e' uno di quei buffi sistemi ibridi dove ci sono le fermate ma non si sa mai quando l'autobus arrivera', ne' quanto ti verra' a costare. Quindi, per questo andare in spiaggia e' arduo, come dicevo prima: pero' basta prendere la cosa con filosofia e chiacchierare nell'attesa. Quello che e' piu' fastidioso, invece, e' che alle spiagge si arriva solo con la macchina, quindi nei prossimi giorni ne affitteremo una e andremo in esplorazione.

La natura dell'entroterra, al contrario delle spiagge (bellissime, acqua trasparente e palme e tutto) e' molto piu' arida e dimessa di quanto mi aspettassi, considerato quanto siamo vicini all'equatore mi aspettavo un clima umido e tanta vegetazione. Invece, l'interno e' pieno di alberi rinsecchiti, tanta polvere, catapecchie, cactus e agave, inatteso, insomma. Ovviamente guidano tutti come dei pazzi disturbati, l'altra sera tornando dalla spiaggia il nostro autista d'autobus guidava velocissimo nella notte, raccontando barzellette all'amico che gli faceva compagnia: i due si spanciavano dal ridere, e chiaramente l'autista non guardava dove andava, ma sembra sia sempre lo stile di guida standard, quando si viaggia!

Siamo stati molto fortunati per quanto riguarda i compagni in ostello, abbiamo incontrato due berlinesi in gamba che ci mancano un sacco, perche' sono gia' andati via in Colombia. Tutti e due grafici, tutti e due berlinesi veri, che se ne incontrano pochi: uno di al di qua del muro, l'altro dell'al di la' del muro, entrambi tipi intellettualmente molto stimolanti. Quel mondo germanico che fa si' che in fin dei conti Vienna mi piaccia, insomma. 

Poi c'e' il ventenne olandese di cui vi ho gia' parlato (che e' carinissimo, a parte le lacune di cultura generale e comunque ha una curiosita' che alla lunga lo aiutera' piu' della scuola), e un signore che e' praticamente lo zio di tutti: un tedesco dell'eta' di mia madre, che ogni tot prende e viaggia per il Sudamerica per i fatti suoi, senza parlare spagnolo e con poco inglese, un grande! Anche se ogni tanto mi sembra di essere con uno studente, perche' praticamente con lui facciamo tutti lavoro di mediazione culturale: tipo, quando gli devi spiegare per tre volte di fila che no, non paghera' la commissione su quel prelievo al bancomat, anche se lui e' convinto di si', perche' la Germania a occhio e croce e' Unione Europea e qui tecnicamente pure. A parte lo sfinimento di alcuni momenti pero' e' un buono.
Tutti insieme girelliamo ed e' un gruppo divertente proprio perche' e' cosi' disomogeneo per eta' e interessi, ma alla fine si chiacchiera tutto il giorno e molta della sera. 

L'ostello e' su in collina, come ho detto, e anche lui un po' sgarrupato per restare in tono con l'isola: il suo pregio principale e' la popolazione di cani e gatti, che ti tengono compagnia anche quando tutti sono scomparsi (tipo ora.) 

Domani andiamo a esplorare un'isoletta disabitata qui vicino che si chiama Klein Curaçao, e poi i tre giorni successivi prenderemo la macchina per andare nelle spiaggie piu' belle a fare snorkeling e a diventare scuri, o rossi (nel caso dello zio tedesco.) 

Quasi dispiace di avere gia' il volo per il Paraguay, perche' non mi spiacerebbe andare a Porto Rico o a St. Maarten, mi sta incuriosendo il mondo caraibico. Magari sulla via verso nord, tra qualche mese. Vediamo, dai. (Che e' sempre piu' il mio motto di vita.)
E' quel che ho scoperto ieri. Che noi siamo gentedecultura, e in una conversazione a un certo punto uno se n'e' uscito con un confronto tra Hegel e Socrate (lo so. Non chiedetemi. Con 4 germanici al tavolo si finisce cosi' e a me va bene.)
Lo scambio si svolge in tedesco, e perche' non si senta escluso, traduco la cosa al ventenne olandese.

Parlano di filosofi, sai, Hegel, Socrate...
....
Sai no, Hegel, Socrate, confrontano le idee sul tema xxx (e che ne so, ero mezza ciucca di sonno.)
...
Non sai chi sono? Hegel, Socrate?
No. Non lo so.

Uno dei tedeschi che e' cresciuto in DDR e io ci guardiamo con tanto d'occhi.
No, dico. Questo ha finito il liceo e potrebbe essere ammesso all'universita', rendiamoci conto.
Io so' sconvolta.

Robe scritte offline negli ultimi tre giorni:

Sono all'aeroporto di Duesseldorf, ho dormito pochissimo, M ancora meno, e dorme sulle sedie di fianco a me.
Giusto per capirci: non e' per nervosismo, che non ho dormito. No. Sono crollata come una brava pupa a mezzanotte circa, per poi essere svegliata da una mosca che mi volava in faccia ogni due secondi. Nel frattempo M aveva spento tutto, mi metto quindi a leggere con la lucetta da testa, tipo quella dei minatori, che uso sempre per leggere di notte senza svegliare nessuno. Mi rilasso di nuovo dopo un'ora di attacchi moschiferi. Sento le palpebre pesanti. E proprio quando sono li' li' per spegnere, come in un cartone animato, dall'alto davanti allo schermo del mio kindle cala un ragno. Un ragno che calava cauto e lento, come Tom Cruise in Mission Impossible.
Un ragno grandino, magro, ma grandino, un ragno tipico per una casa di campagna come quella dove stavamo dormendo.
Io gia' ero nervosetta, odio i ragni, ma non potevo mica zompare in giro per la stanza, quindi che faccio: mantengo la calma, sposto il kindle. Lo uso come una racchetta da tennis per allontanare il ragno. Il povero ragno plana fino alla fine del letto, cammina sul lenzuolo con l'aria di chi ha preso una botta in testa e si allontana lungo il muro, la camminata stordita.
Ecco. No, dico, perfetto. Pure il ragno quasi in faccia.
Poi dopo un'altra mezz'ora mi sono ricalmata e ho tentato di dormire, ma mi sono rigirata ogni due minuti, perche' sentivo zampette di ragno immaginarie sulla schiena ogni due minuti.
Lo dico sempre io, che la campagna e' sopravvalutata. Detto cio', nottetempo ho pensato: mi divertiro' di brutto, nelle giungle sudamericane, come mi sono divertita (terrificata, ndr) nelle giungle laotiane con i loro insetti giganti. Dopo la gita laotiana penso che il karma di M fosse a zero, pover'uomo, con tutte le bestiole che gli ho fatto seccare. Infatti ora si rifiuta, a meno che non mi veda proprio paralizzata.
Questa e' una delle missioni della vacanza: non uccidere bestiole e non impanicarsi davanti ad esse. Perche' dai, sono vecchia per queste cose. L'altra e' capire da dove viene questa fascinazione di molti per a) le montagne e b) la campagna per piu' di due (2) giorni.
Om. 

Il Volo

Al check-in avevo notato questa truppa di musicanti di Curacao, pieni di orecchini, strumenti e tute. Le donne magre ma culone, gli uomini palestrati con due spalle cosi'. Ci sediamo in aereo, ci sediamo nelle stupide sedie centrali, io penso: ti immagini se due di questi imponenti individui mi capitano di fianco? No, tipo che mi faccio dieci ore spiaccicata tra loro ed M. 
Finisco di formulare il pensiero, e due di questi cristoni musicanti arrivano ridendo e strillando, e mi si sistemano di fianco. Il tipo di fianco a me e' cosi' grosso che occupa pure un centimetro del mio schienale. 
No, bene. Bene.
Questo batte di gran lunga la fastidiosa vecchia cinese che mi prendeva a gomitate ogni due minuti sul volo per Kuala Lumpur.
Beh. Comunque. Meglio che entri nell'ottica perche' mi attendono mesi di viaggi su mezzi poco confortevoli. Ma odio poche cose piu' dei voli lunghi!