Trovarsi in un giardino al crepuscolo, bevendo mate con un signore argentino, sulla cinquantina. Solo lui, M e te. Il signore argentino ha la voce bassa e bella da ascoltare, un accento morbido e piacevole, ti offre il mate, tu cominci a chiacchierare col tuo italiolo, mentre il sole va giu', con l'araucaria e i pini e i banani e le palme tutt'intorno, e l'ostello vuoto.
E finire a parlare degli occhi delle donne nei quadri di Modigliani, di perche' a lui Borges non piace (accetto' a suo tempo una medaglia da Pinochet), dei saggi di Umberto Eco, di perche' l'arte dovrebbe toccare la pancia e il cuore, e non la testa, della cultura di mate e terere in Paraguay, Argentina e Brasile. Di differenze tra castigliano di qui e castigliano di altrove, di Miro', di nudismo, di attitudini nei confronti del corpo qui e in Europa, dei cognomi delle persone qui, che sono strani mix di nomi spagnoli, italiani e tedeschi, dei loro rapporti con le loro radici.
E poi girarsi e vedere che e' buio, che e' salita la luna piena tra le palme, l'araucaria, i pini e i banani e le palme, e che la temperatura e' scesa, e vai a cucinare qualcosa, nella cucina vuota. Mi piace viaggiare in bassa stagione.
Sono a San Ignacio, al confine paraguayano. In questa citta', come in molte altre, ci sono rovine gesuite. Questa missione, mi ha detto la guida ieri, fu fondata da due gesuiti italiani, guardacaso. E' molto strano, da che sono qui, sentire l'Italia come lontana e vicina allo stesso tempo. Chiaramente in Asia non mi era mai successo prima.
Concordo, gli argentini sono spesso colti e piacevoli.
ReplyDeleteSi', finora, ottime esperienze!
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