Ho un rapporto di amore-odio-amore costante, con Bangkok, ma soprattutto di amore. Credo. Me ne sono resa conto trovandomi sola nella città per qualche giorno, qualche settimana fa.
Mi sono resa conto che a me Bangkok piace proprio. Quasi la amo, anche se non è bella.
Mi piace perché è una città con mille facce. Mi piace perché ci sono i gechi, gli scoiattoli e le rane, nel mio vicolo, ma che alla fine del vicolo c'è la metro sopraelevata, ci sono i palazzi d'acciaio e vetro.
Mi piace perché ci sono i carretti delle signore che vendono la frutta, e tante altre cose buone. Mi piace perché rispetto al resto del SE asiatico, in fin dei conti, è vivibile, semi-funzionale, senza essere un posto soporifero perché funziona troppo bene, come Singapore (o Vienna, se ci rifletto bene.)
Mi piace perché nonostante sia una città gigante, la gente riesce a mantenere una certa calma, e infatti camminano tutti lentamente, troppo, per me che sono nata e cresciuta a Milano.
Mi piace perché posso mangiare cibo di tutto il mondo, soprattutto le mie quattro cucine preferite oltre quella thai e quella italiana: indiana di sud e nord, giapponese, messicana, mediorientale. Mancano ancora un vietnamita e un turco di mio gradimento: ma arriveranno. E poi c'è la cucina di tutti gli immigrati dei dintorni: birmana e cambogiana, cingalese, difficili da trovare, ma possibili, e buone.
Mi piace perché non c'è l'inverno, e c'è sempre una temperatura che non mi fa rimpiangere di essermi trasferita qui.
Mi piace perché ci sono persone di ogni genere, e perché gli stranieri che vivono qui sono amichevoli ed accoglienti.
Mi piace che oltre ai miei amici e conoscenti europei, ho anche tanti giapponesi che hanno un vissuto così diverso dal mio, che è una cosa che mi affascina. Vorrei più amici thai, ma per ora, ciccia, purtroppo.
Mi piace che nella mia classe ci sono bambini di tanta Asia, non solo thai e giapponesi.
Mi piace che oltre ai miei amici e conoscenti europei, ho anche tanti giapponesi che hanno un vissuto così diverso dal mio, che è una cosa che mi affascina. Vorrei più amici thai, ma per ora, ciccia, purtroppo.
Mi piace che nella mia classe ci sono bambini di tanta Asia, non solo thai e giapponesi.
Mi piace perché, come Istanbul, Bangkok mi ha accolta a braccia aperte, con tanta fortuna, subito.
Mi piace perché non è sul mare, ma almeno è vicina.
Mi piace perché ha un fiume larghissimo, bellissimo, e spero che un giorno si potrà camminare lungo le rive qui e là, perché varrebbe davvero la pena.
Mi piace perché mi incoraggia a non farmi sconfiggere dalla sveglia prima delle sei e a fare le cose che mi piacciono, perché se stai a casa sai che probabilmente ti stai perdendo qualcosa di molto interessante da fare, da qualche parte in giro per la città. Ed è più facile resistere alla stanchezza se non hai freddo.
Mi piace perché c'è la cultura del massaggio.
Mi piace il temperamento thai, soprattutto quando non devo lavorarci insieme. Non si prendono sul serio, e si fanno un sacco di risate. C'è una certa saggezza in questo atteggiamento, almeno secondo me.
So che la amo molto perché è il genere di posto dove mi trovo spesso a dire: mannaggia, ma perché devo lavorare? Perché altrimenti sarei sempre in giro ad esplorare tutti i soi, i vicoli, più reconditi. Cerco di farlo, anche lavorando, ma senza lavorare avrei più tempo -- che in una città grande, ovviamente, serve.
Non è bella, Bangkok. Davvero, non lo è. E' zozza rispetto all'Europa e anche in confronto a Singapore o Kuala Lumpur, è trafficata, e la città vecchia è piccolissima, in proporzione al resto. Eppure. Eppure mi piace un casino, io starei sempre in giro per la città vecchia a cercare perle.
Qualche giorno fa, con l'amica turca e l'amica giapponese, siamo andate a ciondolare in un quartiere vicino ad una zona che conoscevamo già. Ovviamente ci siamo perse... Ed è stato fighissimo, perché abbiamo trovato un sacco di perle.
Ve le mostro perché così capite come mai, questa scorsa domenica, l'amore per questa città mi ha investito come un'ondata, nonostante il traffico, nonostante gli occidentali luridi e le loro povere puttane, nonostante sia così lontana da casa, nonostante i tassisti che ti fregano o ci tentano.
Siamo partite da qui. |
Poi abbiamo trovato un giornale murale. In cinese. |
E abbiamo detto, giriamo qui, dai. |
E poi un murale con questi cyclo come in Vietnam, che a Bangkok non ci sono più. |
E poi, altri murali. Che uno si chiede: sono a Georgetown, Malaysia? |
Ed altri ancora. Con altri indizi che ci dicono che FORSE è una zona thai-cinese. |
Nonché una zona piena di gattini, e gattare per nulla stupite del fatto che parliamo thai. |
E poi abbiamo trovato un tempio buddhista-cinese. |
E poi un albero di banyan, sacro pure lui, molto thai. |
E poi una 500 messa benissimo. |
E poi, abbiamo trovato una terrazza con caffè, a meno di due euro, con questa vista. |
Capite, ora? Il mio rapporto con Bangkok è molto, molto più simile a quello che avevo con Istanbul che non a quello che avevo con Vienna, perché sono due città simili, labirintiche ed affascinanti e che funzionano ma neanche tanto bene.
Io sono una che ama i palazzi cadenti, le cose vecchie e che pensa che la perfezione, per quanto bella, possa anche essere sterile, e noiosa.
Quindi... Per ora qui ci sto abbastanza bene. Magari un giorno, come a Istanbul, mi stancherò... Ma per ora, no. Anzi, sono sei mesi che sono qui e credo che mi piaccia più di quando sono arrivata. Il che è ottimo.