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Amichetti lettori, rieccomi... E' cominciata la scuola, due settimane fa, e io sono pesantemente già rincoglionita.
Di sicuro mi riabituerò alla sveglia ad orari assurdi, nonché al bordello indicibile che affligge le mie orecchie circa sei ore al giorno (le altre due e mezza, i bambini dormono o si preparano ad andare a casa.)
Quest'anno alla SdP (la Scuola dei Preti) mi hanno dato la prima classe di asilo.
Età della ciurma: dai 3 ai 4 anni.
Membri della ciurma: 14, dieci thai, un mezzo giappo-thai, un indiano sikh e due giapponesi (ovviamente adorabili già a tre anni), più Than la tata e Jyn, la mia assistente filippina.
Abbiamo iniziato coi bambini settimana scorsa, e sono già mentalmente distrutta. Penso con malinconia ai miei studenti di medicina e ai miei rifugiati afghani a Vienna e mi dico: almeno mi pagano bene.
Quando sono presa particolarmente male mi dico: mi pagano bene e mi danno anche due mesi di vacanze pagate in estate.
Quando sono presa malissimo, cioè più o meno ogni mattina verso le ore 6:15 quando mi rendo conto che devo uscire di casa a un'ora in cui normalmente non mi starei nemmeno per svegliare, mi dico
mi pagano benissimo, mi danno due mesi di ferie pagate e a Natale ho tre settimane di ferie,
quest'ultimo dettaglio l'unico che riesce a pacificare il mio anticlericale cuore che è finito in una scuola cristiana, neanche cattolica, ma una di quelle strane sette americane. Ogni volta che pregano, io guardo i miei piedi e faccio silenziosamente esercizi di pranayama, pensando che alla fine Gesù mi sta pure simpatico, e che dato che faceva comunella con diseredati e puttane, di sicuro gli starei più simpatica io che sono una sbandata che non questi qui che si credono meglio degli altri con tutte ste croci e ste bibbie.
Metodo di sopravvivenza nella SdP: ignorare tutti. Ma proprio tutti. Usare le mie sviluppatissime capacità da frilèns che rende felice tutti sorridendo molto, ascoltando, facendo di sì con la testa e pensando tra sé e sé: NO. E dicendolo, anche, tipo venerdì che hanno tentato di convincermi a lavorare la domenica perché per la loro setta la domenica non è nulla. Io ho detto NO. Quando mi hanno chiesto perché, ho detto che non è nel mio contratto, e poi sono cattolica, diàmine.
Voi lo sapete che non sono per un cazzo cattolica. Ma se li fa smettere di appestarmi, per quanto ne sanno loro, vado in chiesa tutte le domeniche. Comment dire.
Lo stesso per quanto concerne l'incoraggiamento a restare fino alle cinque ogni giorno quando il mio contratto dice che finisco alle tre e mezza. Mentalmente la mia mente parte a mille all'ora gridando mollatemi! Ma come cazzo state, siete deficienti? E la mia bocca, intanto, dice Non ho intenzione di rendere gli straordinari ordinari. Se questa scuola fa affidamento su quello per funzionare, avreste dovuto dirmelo prima, e io non avrei firmato il contratto. Essere così diretti, in questo paese, equivale a dare un pugno in faccia alla preside.
Secondo voi, quanto è un problema, per me, questo?
Ecco. Non lo è.
Insomma, la situazione non è ottimale, ma questo è, nonostante altre scuole con cui ho parlato in estate, tuttora il lavoro migliore che mi sia stato offerto, per paga, ferie, orari e permesso di lavoro. Quindi, per ora me lo tengo, mi rifaccio i soldi del viaggio, e intanto medito su come uscirne (ad esempio, su come fare ad aprire una mia attività, perché fino ad ora lavorare per gli altri mi ha parecchio sfrantumato già le palle. Non sono abituata ad avere un capo e chi mi dica cosa fare.)
Metodo di sopravvivenza mentale:
1) cercare, per quanto possibile, di mantenere una vita al di fuori della scuola (al contrario del resto dei dipendenti di quel malaugurato luogo, per i quali la vita è peccaminosa sicché si lavora tantissimo e poi tutti a letto con le galline. 'natraggedia.)
2) comunicare con le altre insegnanti non della setta che smadonnano quanto me. Sono in tre, una polacca, un'olandese e una sudafricana, tutte perplesse.
3) Considerare l'anno accademico in frammenti di vari mesi. Questo significa che ora penso solo ai quattro mesi che mi porteranno a Natale, quando avrò una pausa bella lunga e potrò riposarmi, e venire in Europa a gelarmi il culo e a scofanarmi di pasta fresca, pandoro e compagnia bella (anche torta Sacher qualora riesca a venire a Vienna.) Dopo Natale penserò al capodanno buddhista che mi dà una decina di giorni di pace, e dopo quello, un mese e mezzo e la scuola è finita. Molto meglio che pensare oddio non sopravviverò mai per dieci mesi circondata da questa gente. Non i bambini. Gli adulti.
4) fare yoga, tanto, perché mi calma e salvaguarda la schiena messa a dura prova dai nani piangenti.
5) esercitare il mio senso dell'umorismo, sempre, ogni giorno, sennò muoio con il fegato marcio.
6) cercare un'organizzazione laica a cui fare una donazione per sentirmi meno idiota a essere finita a lavorare per una setta cristiana piuttosto bizzarra e a tratti inquietante.
7) cercare di tenermi la stupenda studentessa di italiano che mi ha trovato in estate e che mi ricorda di perché, in un tempo lontano, mi piacesse fare l'insegnante per adulti. Corollario del punto 7 è che oltre che farmi piacere mi dà anche una bella cifretta da aggiungere ai soldi guadagnati soffrendo alla SdP, ma in scioltezza, come un tempo.
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Chiaramente questi non sanno come funziona un Milanese Imbruttito. Lavorare di domenica. TSE'!!! |
Che ne dite del mio piano in sette punti? Avete suggerimenti?
Auguratemi buona fortuna, voi, che siete lì in panciolle in spiaggia sul Mediterraneo... Me ne servirà!