Cose che capitano in Ecuador...

Graffiti intelligenti a Cuenca (foto mia)
...mentre tu, come in Cile, sei così rilassata e tranquilla che il blog non lo aggiorni neanche per idea, e si fanno le ragnatele, e tutto il resto.

Comunque. Scusate. Sono in gita, e a volte mi perdo.

Torniamo ai fatti ecuadoriani:

Prendi l'autobus, e c'è un mago di bordo (due volte.)
Prendi l'autobus, e ti vendono di tutto, dalla torta di banane al pollo fritto con patatine alla yucca fritta a un sacco di cose bbone. L'Ecuador vince di sicuro per cibo migliore e più creativo in assoluto, in vendita sugli autobus!

Sul tuo autobus, c'è una gabbia con dei pulcini pigolanti.
Oppure, un piccolo di gufo avvolto in una coperta. 

Poi, mentre cammini per Quito, uno sdentato che passa in piazza ti dà il benvenuto all'Ecuador (non succedeva dal Cile), e dal tuo autobus scende un tizio che corre via brandendo un machete. Per fortuna, anche gli abitanti della zona erano abbastanza allibiti. 

Capita che finisci per una settimana a lavorare in una fattoria tu, topo di città, dove scopri, mentre sgombri un sentiero tutta sola in riva a un fiume, che hai delle braccia rubate all'agricoltura. Scopri anche che i machete sono strumenti abbastanza affascinanti. E quando il machete si fa pesante dopo un paio d'ore, puoi sentirti figa come la tizia di Walking Dead, brandendo il machete come una katana giapponese, e immaginando che le piante sono zombie. Poi ti rendi conto che forse a) ti serve una pausa e che b) magari hai bisogno di bere un po' d'acqua, che fa caldo. Dopo tre ore e mezza di lavoro col machete, ti ritrovi con 46 (contati) morsi di sandfly, che sono moschine nere che succhiano sangue e lasciano buchi grandini sulle braccia. Male. Però, figo il machete.

Capita anche che la fattoria dove lavori sia una fattoria di proprietà degli Hare Krishna, e che quindi la tua settimana di lavoro in fattoria abbia anche un aspetto etnologicamente interessante, dato che tu degli Hare Krishna sai poco. Sai che fanno cibo buono nei ristoranti, cantano molto, fanno biscottini, e si vestono di bianco o rosa o arancione. E' stata una bella esperienza, ho imparato anche altre cose, e incontrato altri volontari di vari paesi, che mi sono piaciuti.

Ti mando a zappare! diceva mio padre, quando non facevo i compiti, ero lavativa, o che so io. Io, da brava, a zappare mi ci sono mandata da sola. Ad esempio, un giorno, l'hare krishna cileno mi ha fatto ricoprire una trincea di vari metri per l'elettricità, da sola, in discesa, nel fango, e sotto la pioggia. Ah, ma io l'ho ricoperta, quella cazzo di trincea! Ce l'ho fatta, e le lampade funzioneranno anche grazie a me. Ecco.

Che altro, beh, il paese è un bel posto, vivibile, facile rispetto ad altri, e infatti è pieno di pensionati americani e non solo, nonché di stranieri in generale. Come l'Uruguay, è un paese verde e dal paesaggio dolce, riposante per gli occhi. La luce tocca le colline in un modo speciale, crea una sorta di strato di luce vellutata che mi ha affascinato tantissimo, specie all'inizio, arrivando da quella conca di polvere e deserto che è il nord del Perù. 

Cuenca - Natalia Pi
I primi due posti che ho visitato, Vilcabamba e Cuenca, sono anche tra quelli che mi sono piaciuti di più. Cuenca, in particolare, è deliziosa, ed è anche l'unica città dell'Ecuador che mi è sembrata vagamente vivibile. Ha architettura bella e ben conservata, una vita culturale degna di questo nome, e un sacco di ristoranti buoni. Già quello, non è affatto male, ed è molto di più di quanto si possa dire di altre città sudamericane. (A proposito, dopo il Cile, le città hanno perso ogni attrattiva. Con l'eccezione di alcune parti di Lima, i centri urbani sono conurbazioni orride e basta. Il mio cuore di cittadina lacrima assaio.)

Tra una roba e l'altra, è già da più di un mese che siamo qui, e in questo mese siamo stati in collina, in montagna, nella giungla, sulla costa, in città piccole, e in città grandi - è un paese incredibilmente vario, e questo è uno dei suoi punti di forza. Ha anche un presidente in gamba, mi sembra di capire, uno di questi presidenti delle nuove sinistre sudamericane, che però sta anche facendo molto dal punto di vista pratico. Parlando con le persone, sembra che la gente comune ne sia molto fiera, e il mio amico L, che vive a Guayaquil da qualche anno, conferma che non è malaccio, anche se imperfetto, come tutti i politici e gli esseri umani.

Concludo qui questo post lunghetto - c'è anche da dire che è un mese che non scrivo, e questo è perché sto bene, in Ecuador, e non prendo mai il tempo per scrivere. Di solito è un buon segno.

Domani vado in Colombia, e il 25 maggio la parte sudamericana del viaggio si concluderà. E poi: Messico!

5 comments:

  1. Ti sto invidiando moltissimo!
    Fa piacere ogni tanto leggere un piccolo resoconto, e comunque fai bene a godertela.

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    1. grazie ciccola :)
      sono contenta che m segui ancora, da che sono partita scrivo sempre meno... ooops!

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  2. Tropo divertente la fattoria Hare Krishna! TI invidio!
    Pensa che in questi giorni mi sto studiano le loro ricette.
    Sembra carino l'Equador da come racconti. Noi avevamo degli amici equadoriani ed erano persone dolcissime.
    La figlia di una mia conoscente di Bogotà si è trasferita in Equador 15 anni fa e non vuole più tornare in Colombia nemmeno per le vacanze. Dice che la vita è più allegra, sicura ed economica in Equador.

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    1. la fattoria Hare Krishna e' stata una bellissima esperienza - avendo piu' tempo andrei anche a quella vicino a Santa Marta qui in Colombia, ma purtroppo il tempo non ce l'ho. e' un bel modo di stare in un posto, pagando pochissimo per alloggio e cibo, e imparare qualcosa di nuovo (sempre con spirito critico.)

      gli ecuadoriani sono dei tranquilloni schiacciati tra i colombiani e i peruani, due popoli col megafono incorprato! e qui ti stupiro': i peruviani sono peggio dei colombiani. i colombiani sembrano usciti da una scuola per signorine, a confronti: usano le cuffiette, ad esempio. mi sono commossa, quando ho visto tutte ste cuffiette in giro per Cali e Medellin.

      credo ti piacerebbe l'Ecuador, solo il cibo non e' granche', hanno buona frutta e verdura, certo, pero' nei super delle grandi citta' colombiane mi sono gia' trovata a esultare un paio di volte (il latte di soia! la prima volta che lo vedo da Buenos Aires e Santiago!!!)

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  3. Usano le cuffiette, ma sono un popolo pericoloso. Preferisco i tranquilloni che quelli che violentano e poi impalano a morte le ragazze (una moda che stava diffondendosi in Colombia)

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