All'improvviso, gocce di pace interiore

La mia amica turca, unica superstite della prima tornata di amici incontrata qui, mi ha fatto sapere qualche giorno fa che la sua ambasciata turca aveva organizzato una doppia proiezione di film turchi al Bangkok Art and Culture Centre, che è uno dei miei luoghi preferiti della città, e si trova dietro casa mia. Sono miracolosamente uscita dal lavoro in orario, un minuto dopo la fine del mio lavoro per contratto, e ho attraversato la città di corsa: a piedi, in motorino, in metro, di nuovo a piedi. Sono arrivata in tempo per vedere il film. Da sola, tranquilla, completamente immersa nel film, in terza fila come piace a me. 


Non sapevo cosa aspettarmi, ma mi sono trovata davanti l'attore di Hamam di Ferzan Özpetek e ho deciso che probabilmente la cosa mi sarebbe piaciuta. Infatti, nonostante il carico pesante di dramma e violini -- è sempre un film turco, ragazzi -- è stato così. 

Dopo il film ero d'accordo con E. di vederci dopo la seconda proiezione del film con lei e il suo nippomarito. Allora ho deciso di farmi una passeggiata, e prima di quello, di esplorare il BACC con calma, da sola, cosa che inspiegabilmente non ho fatto mai. 
Ho scoperto, dopo un anno e mezzo che vivo a pochi minuti di motorino dal BACC, che nel piano seminterrato c'è una piccola, bella, tranquillissima biblioteca di arte e design, gratuita per tutti, con aria condizionata e poltrone, e nessun costo di iscrizione.




Ad un altro piano, ho trovato un altro angolo di Turchia. 





E poi uno di Birmania. 



Quando sono uscita, ho preso il motorino verso casa, e sono andata allo Starbucks vicino a casa a farmi un caffè per rimanere sveglia abbastanza tempo per vedere E. e T., per poi tornare a piedi verso il BACC, e andarli a prendere. Ci siamo fatti una bella cena thai per poco, e poi siamo finiti in un posto pieno di studenti, anche quello nella mia zona, a bere birra ghiacciata con il temporale fuori.

Tutto ciò per condividere con voi l'esatto contrario della sensazione di inquietudine di fondo che ho di solito nell'ultimo mese e mezzo, quella sensazione di agitazione che fa sì che mi chieda quanto tempo abbia la voglia, o l'energia, di rimanere così lontana da tutto. 

Ieri, è stato il contrario. Ho bevuto il caffè nel giardino di Starbucks, guardando un po' il gatto di Starbucks -- vive lì, un gatto grigio con gli occhi verdi e la coda mozzata, un po' i fiori di frangipane, e un po' le nuvole pesanti che stavano decidendo se sfogarsi, finalmente, dopo giorni di afa, o no.

Ho pensato che, anche se è ovvio, in fin dei conti, la calma o ce l'hai dentro, o non ce l'hai. Non importa dove vivi, le ansie ti seguiranno ovunque, anche ai Tropici o nel grande Nord. Ieri le ho calmate, e ho passato qualche ora in cui Bangkok ed io siamo state di nuovo amiche. 

11 comments:

  1. Su delle cotolette vegetariane che compravo anni fa c'era una vignetta di un conigletto alla finestra che diceva: non guardare fuori, il rumore è dentro.
    Secondo me il senso di 'angustia' (angoscia non rende) dipende pure dal tempo, dall'afa, un temporale e una birra e si rimette un po' tutyo in prospettiva.

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    1. Forse, forse... Anche se l'angustia resta perché i problemi di fondo (quelli discussi in privato) rimangono. Cazzaruola che difficile la vita di noi espatriate spostate... Dovrei fare come la Smila Blomma, che da UK ha preso armi e bagagli e sta per tornarsene da dove è venuta. Il punto è che non so se sia veramente quel che voglio fare.

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  2. Vabbhè, ora però ci stai viziando con tutti questi post..... Comunque era proprio questo che avrei voluto chiederti l'anno scorso quando sono stata in Thailandia: è tutto molto affascinante e attraente, ma poi com'è vivere lì? Si riesce ad avere una dimensione più normale? Soprattutto mi chiedevo come fosse il rapporto con i locali? Se c'è un concetto di amicizia e com'è?

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    1. ciao bella: è difficile, coi thai, hanno bisogno di tempo e non sempre gli va di scalfire la superficie, che sarebbe quello che a me interesserebbe fare. Le persone a cui voglio bene, qui, sono tutte straniere, purtroppo.
      Un po' questo è dovuto al lavoro in una scuola internazionale, un po' dovuto al fatto che per tutto lo scorso anno accademico ho avuto poca energia che fosse per l'esplorazione culturale, dato che ero presa a imparare un lavoro da zero.
      Però quel che è certo è che fatico a stabilire rapporti più profondi con la gente di qua. Sono gentili, certo, sorridenti, certo, ma poco di più. Paradossalmente, o forse no, trovo sia più facile rapportarsi con i vietnamiti o i filippini: perché non te le mandano a dire. Coi thai devi fare dei ghirigori per i quali non sempre ho la pazienza. Sono sempre milanese, dopotutto.

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    2. volevo capire proprio questo, se sei mai risucita a scavare un po`di più....se sei riuscita a capire come vedono e vivono loro le amicizie, anche tra di loro, non necessariamente con gli stranieri

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  3. Ti ammiro per avere avuto il coraggio di trasferirti così lontano. Io ho da sempre voluto lasciare l'Italia ma la mia destinazione è sempre stata l'Europa. Sei una tosta :)
    La storia del caos interiore è vera. Quando ho lasciato Manchester per Glasgow l'anno scorso pensavo che il mio male di vivere sarebbe finito, invece la mia nuova vita mi ha aperto gli occhi e ho iniziato a fare pulizia di cose/persone (o meglio, una persona in particolare) che, letteralmente, non mi concedevano "mai una gioia".

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    1. Guarda Marta, ti ringrazio, ma di sicuro ti posso dire che non è stata una scelta ponderata. E' successo tutto nel giro di due o tre mesi, e mi sono trovata a vivere a svariate ore d'aereo da casa. Non so quanto reggerò, è il leitmotiv dell'ultimo periodo, se traballa quello traballa anche tutto il resto, ovviamente. Io non ho male di vivere, direi. Ho solo malessere nel capire dove diavolo farlo, anche perché purtroppo il problema di fondo è che non decido da sola, e che la persona con cui sto ed io dobbiamo sempre lavorare molto a trovare un accordo sul tema.

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  4. Posso dire che capisco? Non sono sicura di comprendere tutto-tutto, ma condivido la sensazione di essere in grado - potenzialmente- di stare bene ovunque, ma di volerlo fare nel posto dove più cose si combinino.
    Un tempo ero più flessibile e mi bastava poco per essere a posto ovunque. Ora sono più selettiva e ho pure un altro da contentare.
    Forza! Troverai una soluzione! :)

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    1. Virginia, grazie dell'incoraggio ;) Sì guarda in parte credo che sia semplicemente che sto crescendo o invecchiando o tutti e due. E quindi faccio più fatica ad adattarmi a qualsiasi cosa dicendo vabbuò. Sto diventando una vecchia rompicoglioni, temo.
      Devo passare a trovarti e vedere come sei messa tu, mi voglio aggiornare su tutte le compagnette di espatrio scombussolato!

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  5. Bellissime le mappe, e sì che a me di solito non piace l'arte contemporanea... :)

    Bentornata sul blog!!

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    1. A me di solito piace, ma non so, quelle mappe della mia città del cuore mi hanno toccata assai... Tornando dall'Italia ho volato sopra a Istanbul, al tramonto, ed era completamente sereno. Ho guardato Beyoğlu dall'aereo e ho aguzzato gli occhi e contando ho quasi trovato la mia stradina... Mi sono sentita una pietra nello stomaco mentre l'aereo si allontanava. E' proprio vero che le città sono come le persone. Alcune ti restano nel cuore per sempre.

      Grazie e bentornata a te!

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