Vi serve un corso di flirt?

(Sì, sì, buona Pasqua, se la cosa conta per voi. Per me no. Penso ai ravioli della nonna che si sta scofanando la mia famiglia 1000km più giù, e presa da tristezza io non ci penso, alla Pasqua. Ecco.)
Comunque.
Ricevo ogni giorno queste mail che pubblicizzano cose interessanti da fare a prezzo ridotto - so che ne esistono anche in Italia, con nomi differenti.

Pare che le accademie per imparare a flirtare esistano anche da tempo in altre città, ma è la prima volta che vedo il sito di una di queste. La mia reazione: interesse misto a un vago orrore. 

Insomma sì, tu vai da questi due tizi, vestiti secondo l'idea locale del fighetto, e ti fai imparare a non aver paura di parlare alle donne - che a quanto pare qui sono non poco intimidatorie, secondo i racconti dei maschi austriaci a cui ho parlato (Giovane uomo approccia giovane donna in un locale. Tipica reazione femminile secondo i maschi autoctoni interpellati - pochi, ma mica i cugini di Woody Allen, come aspetto, ecco - è squadrarti dall'alto in basso, sventolare la mano, e girarsi dall'altra parte. Amichevoli, eh?)

Ora. Io capisco, il femminismo. Io capisco, che gli uomini dicono beh queste si sono fatte il mazzo per essere rispettate e quindi noi le rispettiamo e quindi non flirtiamo perché potremmo forse essere molesti e dunque tanto vale non rischiare e lasciare che facciano loro il primo passo, perché se lo faccio io mi schifano. Capisco, eh, il procedimento mentale. Però secondo me è un eccesso. E' uno di quegli eccessi del cavolo, che sanno di veterofemminista perennemente incazzata con l'ascella pelosa per principio. Io mi ritengo femminista, mi incazzo come una biscia quando sento puzza di sessismo, però questo tipo di femminismo qui, germanico di quassù, militante, incazzato e incazzoso, a me non piace molto.
Sono poi le stesse femministe che al festival del cinema femminista non lasciano parlare gli uomini perché sono uomini, come ho visto una volta a Istanbul, altro posto dove le femministe sono delle furie - lì, immagino, per reazione. E falli parlare, sti uomini, che sono venuti a sorbirsi un popò di documentario sul movimento femminista azero, checcazzo, no? Già che sono qui vuol dire che si interessano, magari vogliamo dargli la possibilità di esprimersi, perdinci? O devono stare zitti perché sono uomini e quindi vendetta, tremenda vendetta? Non mi piace.
Io ascolto sempre tutti, ci tento, almeno. Sarà per questo, infatti, che pazzi, venditori assillanti e mendicanti, giustamente, vengono sempre da me. Sempre, eh.

Se è davvero il femminismo militante, che ha praticamente ammutolito gli uomini locali, io me ne dolgo assai. Il giusto sta nel mezzo - come non sopporto il tamarro soffocante mediterraneo, che anche quando evidentemente gli dici no guarda, preferisco stare sola col libro grazieee sparisci non se ne va, mi fa pure tristezza l'idea dell'uomo di qui che vorrebbe attaccar bottone ma non lo fa perché ha paura che ti metti a strillare in mezzo al locale.

A proposito di approcci improbabili, una volta vi racconterò la storia di Valerio. Siccome mi è stato addosso, pubblico il suo nome senza iniziale - tanto figurati se capita proprio qua. E se ci capita, imparerà a non assillare le donne sole fino a dover farsi seminare, trasformando me in una depistatrice professionista.

2 comments:

  1. sono perfettamente d'accordo!
    ma valerio? dicci, dai

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  2. Vogliamo saperne di più su Valerio! Dicci, dicci!

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Dimmi, dimmi tutto!