Ode a Melrose Place: A-DO-RO.

Oggi, torno dal lavoro, dopo una pioggia che lévate. Ha piovuto tanto, tantissimo, genitori in ritardo a scuola che arrivavano con espressione biblica. Finito tutto nel giro di un'ora, ma quando piove qui, veramente, la butta
Quest'anno siamo al finire della stagione delle piogge, però ogni tanto fa questi colpi di coda pazzeschi... Ciononostante, non siamo ancora arrivati ai livelli del 2011:


Insomma, torno a casa, trovo il cortile allagato con acqua fino a un po' sopra le caviglie. Melrose Place è un bel posto, ma non è nuovo, e il cortile è costruito, come tante cose in Thailandia, un po' alla cazzo, quindi, se piove forte per più di venti minuti, è subito tempo di canotti. 

Entro nel cortile con zaino, casco, caffè e merenda in mano e non so bene come tenermi su i pantaloni. Inizio a zompettare senza preoccuparmi delle scarpe, che erano le Crocs-ballerine che mai prima di vivere qua avrei contemplato, e che ora contemplo come tante donne che vivono qua e non vogliono girare in ciabatte, né danneggiare delle belle scarpe in pelle.

Mentre io zompetto come una scema in giro per il cortile, creando simpatici rumori di sciacquettio, arriva una vicina di casa in motorino, neanche una dei miei vicini preferiti, non un'amica o che so io, no? Ad ogni modo, da lontano vede la mia difficoltà: fende l'acqua sul suo motorino, mi si accosta con uno sciacquettio, e mi dice: I take you to there! (sic) Lei è una dei miei cari giapponesi insubordinati, la conosco poco, ma so che è qui da tanto, che ha un bambino chiamato L. e che L. ha i riccioli, perché il babbo, anche lui abitante a MP, è israeliano. So anche che sono fotografi, e amici della coppia giappo-tedesca con pupa che mi vive a fianco. 

Io adoro vivere a Melrose Place. 
Questo appartamento mi piace tantissimo. 
Quello di Vienna mi piaceva perché era la mia cuccia con M, e ci ho passato tanti bei momenti, ma anche alcuni periodi inzomma. Non era silenzioso, o meglio, i vicini non lo erano, ma dava su un cortile senza vita, triste, una rimessa grigia, e siccome non c'erano alberi, non c'erano cinguettii né animaletti di alcun tipo.  
Quello a Milano, zona Tortona, era costosissimo, e vintage, diciamo vintage. Lì sentivo gli uccellini, nei giorni di sole vedevo le Alpi, e sempre potevo vedere le guglie del Duomo, in lontananza. E' stata la prima casa mia e di M., quindi anche se un po' scrauso resterà sempre speciale.
Quello di Istanbul mi piaceva perché era il mio primo appartamento da grande, senza mamma e papà. A Istanbul sentivo i gabbiani, i bambini che giocavano in strada, e le chiamate alla preghiera dalle tre o quattro moschee dei dintorni. 

Questo appartamento mi piace perché mi ci sono sentita bene subito, perché ho un balcone fiorito con un tavolino e due sedie, una poltrona che amo, delle beanbags e fuori, nel cortile, una piscina con il bordo di ceramica. Sdraiarsi su quel bordo di ceramica, in una giornata di sole, fa passare tutti i dolori alla spina dorsale.

Questo appartamento, e questo edificio, mi piacciono moltissimo. Come avevo scritto all'inizio, mi piace qui perché rende Bangkok un posto più facile per vivere. Melrose place ha quattro piani, tante terrazze e un po' di ruggine addosso. 

Viviamo tutti sempre con le finestre aperte, quindi magari di privacy ce n'è poca, ma non mi importa -- mi piace che casa mia sia aperta sul mondo. Mi piace sentire l'eco soffice dei dischi jazz del mio vicino argentino, che ascolta il pomeriggio quando arrivo a casa. O la bambina della mia vicina ridere e giocare (o piangere quando si schianta.) Mi piace salutare le signore delle pulizie, le guardie e l'omino della manutenzione quando arrivo, tanto che ho comprato una torta da dividere con loro il giorno del mio compleanno. Mi piace che ogni tanto si facciano le cene tra vicini, quando arriva qualcuno di nuovo, magari. Mi piace che il nostro edificio abbia una squadra al pub quiz del lunedì sera. La mattina presto vedo gli scoiattoli, e al pomeriggio sento gli uccellini cinguettare. 
Non credo sia un caso che molti abitanti di MP vivano qui da tanti e tanti anni, e non si schiodano, nonostante ci sarebbero edifici molto più chic e moderni in cui vivere.

Non ho mai vissuto in un posto così, prima. A Istanbul non conoscevo nessuno, tranne il mio coinquilino, e a Vienna conoscevo solo un paio di persone, ma c'era un grosso turnover di gente, l'unica costante era il notaio al piano di sopra, un signore austriaco dagli occhi azzurrissimi, cordiale ed educato. 

Credo che in parte la simpatia della popolazione sia dovuta al fatto che MP non si trovi su internet: ci arrivi solo se conosci qualcuno che già ci vive, e questo ovviamente seleziona magari un certo tipo di persone piuttosto che un altro, insieme al fatto che la casa non è moderna, e non si confà a chi vive sempre con l'aria condizionata accesa. 

E poi, siamo tutti dei randagi, qui. Di thailandesi, praticamente, non ce ne sono. Chi abita qui è europeo, giapponese, indonesiano, vietnamita, australiano... Ci sono anche un argentino e un colombiano, qualche nordamericano sparso. Quello che abbiamo in comune, tutti, è che siamo lontani dalla famiglia. E quindi, nella mia mente, alcuni abitanti di MP sono parte della mia famigliola bangkokiana, e quando li vedo, mi sento a casa. 

3 comments:

  1. Se si libera un appartamento facci sapere!

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  2. Davvero un posto bellissimo in cui vivere.

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  3. Anch'io, quando vivo all'estero - ovvero quasi sempre, tranne quest'anno - soffro di nostalgia, a cicli. E quando ci soffro, mi manca Tirana. Tu la Turchia, io l'Albania: siamo a posto. E' che manca sempre la città in cui si è stati più felici, dove l'esperienza ha regalato i momenti più belli.
    Alla fin fine, quindi: vivere a Bangkok ti piace poco, tanto, tantissimo, o ti piace solo ma non ci starai per sempre? Leggendoti, però, mi par di capire che tu sia come me: allergia all'espressione "per sempre".

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