Plaça de Tetuan, Barcelona, Spagna

todocoleccion.net In questa foto, la vedete in una cartolina degli anni 70, insomma, prima che

Ecco sì, piano piano a lato dei soliti romanzi sto leggendo questo libro, della figlia più piccola di Walter Tobagi, Benedetta. 

Mi sta piacendo molto, immagino che, come molti di questi libri, sia interessante soprattutto per coloro che non c'erano, come l'autrice, o come me. Mi sono trovata spesso a pensare, durante la lettura, come dev'essere stato per lei, emotivamente, scrivere questo libro. Immagino che sia stato al tempo stesso doloroso e bello. Doloroso, non serve spiegare perché. Bello, perché mettendomi nei suoi panni, per me sarebbe un viaggio fantastico, se avessi anche io a disposizione tutta questa documentazione e queste foto di mio padre. So che ce ne sono un po', a casa mia a Milano, so anche dove sono, queste foto, ma non ho ancora avuto il coraggio di andare a rovistare, in sei anni. E da quando abito fuori, sono lì così poco e sono sempre così pensierosa, quando ci vado, che non ho mai il coraggio di andare e vedere cosa trovo.

Come Walter Tobagi, anche mio padre si interessava di politica, aveva quattro anni meno di lui, e come lui era arrivato a Milano da piccolo, da un'altro luogo - anche se, venendo da Roma, di certo non avrà avuto lo shock culturale provato da Tobagi, in arrivo da un paesino umbro. Anche questa cosa, mi fa sorridere: la mia famiglia romana, in realtà, ha origini umbre, proprio dalla zona da cui proveniva Walter Tobagi, i dintorni di Spoleto. Penso spesso che mi piacerebbe andare a passare del tempo da quelle parti, e non sempre in Lontanistan. Ci andavo spesso da bambina, ma sono anni che non vado né lì né a Roma - dovrò rimediare. Ma mi sa che per farlo dovrò anche imparare a guidare. 

Comunque - questo libro mi piace molto, è una sorta di biografia e storia emotiva non solo di un uomo, ma di un periodo storico, e di una città. Per me leggere libri riguardanti quegli anni è un modo di immaginare come doveva essere la vita di mio padre quando aveva la mia età, cosa pensava, cosa sentiva, cosa faceva. Ne parlavamo tanto quando lui c'era ancora, ma come ho già scritto qui, purtroppo è morto proprio quando stavo diventando abbastanza grande da aver superato tutte quelle fasi in cui ti devi contrapporre a tuo padre per definire bene chi sei - specialmente se siete così simili, oltre che così differenti. 

Oh la la. Fatemi andare a colorare i capelli, subito! Magari il colore ferma il cervello :) 

Ma per alleggerire...

...facciamo un piccolo esercizio di visualizzazione. Questa è Milano San Cristoforo. sottomilano.it Questa

Bel fine settimana demmerda, in Italia

Non c'è che dire. Davvero. Una bomba e due terremoti, o uno, se il secondo lo contiamo come di assestamento. Non c'è molto di intelligente da dire.

Halong Bay, Quáng Ninh, Vietnam

Oggi c'è una bella giornata su Vienna. Dopo vado un po' a schiantarmi con i rollerblade, con l'Asburgico

Per coloro che se lo stiano chiedendo,

questa è la stazione di Milano San Cristoforo. E' una dura gara, anche se ora che vedo la foto,

http://solferino28.corriere.it/
Come saprete, io non sono né giovane - neanche una vegliarda, ma certo non una sbarbata - né meridionale. 
Ho appena letto un post su questo blog del Corriere che leggo ogni tanto, il blog dei ggiovani insomma, dove una giovane ragazza calabrese descrive la sua vita da fuori sede a Roma. Riassumo in poche parole quel che mi sono trovata a pensare:
E soprattutto, non si capisce una minchia, o meglio, si capisce, ma con un certo impegno. 
Mi fa pensare alla conversazione che ho avuto un annetto fa con l'amico P., il francese di Budapest laureato in italiano, che sostiene che la letteratura francese batte quella italiana dieci a zero per leggibilità. Diciamo che se la scrittura di questa ragazza è stata considerata degna di pubblicazione perché pregna di significato, ragazzi, siamo fritti - è prolissa, ampollosa, ma soprattutto c'è questo patetismo che sembra di leggere Verga. Insopportabile. Il genere di cosa che mi fa scattare fastidio epidermico immediato. Ancor più che la scrittura, mi stronca questo atteggiamento di rassegnazione, come se questa si sentisse addosso il peso di secoli di miseria... Ora, tesò, tanto misera non sei, stai studiando, goditi il fatto che stai studiando, nutri la tua mente, insomma, un po' di positività, kadzo!

Il suo comportamento a Roma (questo cercare le feste calabresi e questo suo stare coi conterranei soprattutto) mi ha fatto pensare a come si comportano i GGiovani Italici che vengono a Vienna. Io, qui, di amica italiana ne ho una (1), che ho incontrato alla scuola di tedesco e viene dalla Puglia. Insieme, siamo la Cotoletta Salentina. Tramite lei ho talvolta incontrato alcuni G. I., provenienti da varie regioni italiane. Spesso arrivano qui, senza parlare un minimo di tedesco (e ci sta, a scuola si studia poco, specie nel sud, nel nord-est sono le ex-colonie invece); con un inglese scarso (e questo ci sta meno); senza la più pallida idea di cosa fare di sé, trovano un lavoretto (e questo ci sta tutto, ci mancherebbe) però poi invece che vivere la città, o tentarci, si isolano tra italiani, e finita lì. 
Ora.
Anche a me manca, parlare l'italiano, quando non vedo Fro. Però mi romperei le palle, a stare solo con gli italiani, perché allora, umm, perché andare via dall'Italia, se poi stai sempre con gli italiani? Già quando ero mocciosa, mi sfuggiva questo ragionamento, quando sentivo i compagni miei che andavano a studiare in Britannia e dicevano "ooooh ho trovato un sacco di italiani, che phigo!"

Per me uno dei lati stimolanti dello stare all'estero è che ho amici austriaci (meno di quanti avrei pensato, ahimè), inglesi, romeni, francesi, croati, americani, insomma, un po' di tutto. Quindi, nello stesso modo, non capisco questa ragazza che a Roma va alle feste dei calabresi: ma non sarebbe molto più interessante fare feste pan-meridionali - se proprio devi organizzarti geograficamente - dove scofanarti felice la 'nduja e anche i taralli e anche le scacce ragusane? Io sono cresciuta a Milano con un padre romano e amici di tutta Italia - in classe mia contavo solo due milanesi "reali" - più eritrei, peruviani e filippini. Penso che mi abbia arricchito, nonché abbia anche provveduto a farmi conoscere un sacco di culture e cibi e cose del genere. Quindi l'atteggiamento di questa ragazza qui, proprio non lo colgo. 

Illuminatemi, vi prego!

E poi: Roma sinistra? Libera di pensare ciò che vuole, ma se Roma è sinistra allora Katowice* che cos'è??? Sono molto, molto perplessa. 

*Katowice è una città polacca. E' anche uno dei luoghi più deprimenti dove abbia mai messo piede, insieme a Sofia in Bulgaria. La stazione di Katowice fa sembrare la stazione di Milano San Cristoforo un luogo ameno e ridente, dove manca solo un sambodromo. 

Nikola Tesla

Napoleon Sarony  era un pazzo furente, ma un pazzo furente creativo e geniale, uno di quei

Coincidenze. O no?

http://www.hindu.com/ L'altro giorno, finalmente, mi sono ricordata di chiedere a M, il mio insegnante

Dettagli sconcertanti

Insomma, l'altro giorno, finisco la lezione con uno studente di vecchia data che sta facendo la maturità. La nostra penultima lezione - mi sembra di

Missioni da compiere

Se un giorno lontano dovessi riuscire nel mio intento di fare una gita in Lontanistan, come chiama

Io festeggio sei mesi da possessora di Kindle...

Amazon.com ...E Amazon Tedeschia mette in vendita qualche settimana fa il Kindle Touch con 3G,

Sono d'accordo con lui

Oggi ho letto questa frase di Schopenhauer, e sono d'accordo con lui. "Every miserable fool who has nothing at all of which he can be proud, adopts

Indignados? Non proprio.

Quindi insomma, in una delle nostre tribune politiche a cena con l'Asburgico, mi racconta di una chiacchierata

Cose di una certa importanza

Siccome sono stanca e c'ho il burnàut, secondo l'Asburgico che di solito minimizza tutto, adesso parlerò

Amos Oz, j'adore

E come non farlo? Questa citazione da un'intervista appena letta concessa a un inviato del Corriere in Israele:  Tutto il giorno, immagino

Alzheimer e soglia di stress da treenne

Dunque, sono tornata da neanche due giorni. In questi giorni ho insegnato un sacco, dormito poco,

E poi, passa tutto.

Sì, perché quando sono triste a me basta andare a vedere come arrivano le persone al  mio blog. Quindi, ringrazio coloro che sono venuti a me con

La donna spezzata

era il titolo di questo libro di Simone De Beauvoir che lessi tanti, tanti anni fa, a scuola, quando ero troppo sbarbata per capire un sacco di cose,