Sono in Messico, e sto passando un sacco di tempo su internet perché sono malaticcia, ma anche perché mi stanno distruggendo Istanbul, e la Turchia tutta, quella che io amo, quella dove ho vissuto. Quindi, sono sì a Oaxaca, ma la mia testa è ossessivamente con loro.
Avrei tante belle cose da raccontarvi del Messico, ma sono due settimane che ogni volta che vado su internet finisco a leggere dei turchi. Che adesso, sulla schiena, ho anche un nuovo tatuaggio, che include anche la loro stella e mezzaluna, nascoste tra altre cose perché non sembri islamico, perché io religiosa non sono. Fatto credo il giorno prima che iniziasse tutto questo casino, il nuovo tatuaggio, ironicamente.
Mi ricordo delle discussioni avute con T., accese, strillate, dove io da europea dicevo che la libertà di religione è comunque importante, che il secolarismo in Turchia l'hanno spinto troppo in là e questo gli tornerà indietro come un boomerang, se non si ammorbidiscono un attimo, e lui che gridava e mi diceva che no, l'AKP vuole prendere la Turchia, e farne l'Iran, solo molto lentamente, e io che gli dicevo, no, sei paranoico, cazzo. E invece avevamo entrambi ragione. Perché il CHP ha spinto troppo per troppi anni, e adesso gli altri si stanno prendendo la rivincita.
A parte questo piccolo malore fisico, sono in Messico e sto bene, ma sono angosciata. Sono lontana chilometri e chilometri da lì, e quei pochi rimasti a Istanbul della gente che conosco, i turchi, non so perché ma ho la sensazione che potrebbero proprio essere in mezzo al carnaio. Una confermata su Twitter, gli altri, non lo so.
Non sono neanche tanto sorpresa, di quello che sta succedendo. L'aveva detto, qualche giorno fa, Erdoğan, che avrebbe rimosso i terroristi, come li chiama lui. Quindi, non sono sorpresa. Sono solo presa malissimo, perché tutto questo conferma la sensazione che ho avuto a Istanbul l'ultima volta, poco meno di un anno fa. Cioè che Tayyip e compagnia bella stanno cambiando la faccia della città, in una direzione che non mi piace affatto, io l'avevo notato a Beyoğlu, ma evidentemente non è solo una cosa di politica locale.
E poi, un sacco di giornalisti stranieri hanno detto, all'inizio, oh, tutte queste storie per un parchetto rachitico in fondo alla Istiklal... E' perché non ci hanno vissuto. Quel parco è un'oasi di pace nel casino di Taksim, dove puoi sederti all'ombra di un platano, ordinare un tè per poche lire e goderti una vista spettacolare, perché è in cima alla collina. Quindi, fosse stato anche solo per il parco, credo che per tutti gli abitanti di Beyoğlu, e non solo, valga la pena combattere per proteggerlo. Ma ormai, siamo oltre il parco Gezi.
E' che sinceramente non mi viene, di copiare troppe cose sulla mia pagina fb, o su twitter. Mi sento una cogliona clicktivista. Non so cosa fare, se non leggere, e cercare di restare informata e cosciente di quella che stanno facendo a una delle città che è casa, perché l'avevo scelta, e per questo rimarrà nel mio cuore per sempre. Mi sento un nodo in gola, il cuore pesante, e pure un po' idiota, perché non ha senso sentirsi così, dato che non ci posso fare una sega, da Oaxaca, Messico.
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Mi capita la stessa cosa quando succedono dei casini a Hong Kong, più o meno, mi sento disorientato e mi manca essere là anche solo, per dire, per la veglia che commemora i martiri del 4 giugno. Figuarsi se ci fosse una sommossa come in Turchia! E' anche interessante sentire i commenti di un'italiana che, lì, ci ha vissuto.
ReplyDeleteCi si sente impotenti, orribilmente impotenti. Ma, almeno, non ci nascondiamo la realtà, credo che in un momento storico come questo, volerl guardare in faccia la realtà, sia l'atto più importante. Perché se siamo ridotti così male un po'ovunque, è perché ci siamo nascosti tutti dietro un velo di ignoranza per troppo tempo.
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