Come sempre in ritardo, volevo scrivere due parole sulla Colombia.
Devo premettere che per la Colombia ho avuto a disposizione molto meno tempo che per altri paesi, se si considera quanto è grande. Purtroppo avevo un volo prenotato per fine maggio, e questo mi ha fatto perdere in flessibilità e possibilità di aggiungere o togliere destinazioni, o restare più tempo in luoghi che mi piacevano. Sento di conoscere la Colombia meno di altri paesi che ho visitato, tra le altre cose anche perché i trasporti in Colombia sono assurdi. Non è inusuale pagare meno per un biglietto aereo che per un autobus, un retaggio di tempi più violenti forse, di certo ha danneggiato la nostra impresa. Dopo aver percorso il Sudamerica dall'Uruguay fino a Medellin, Colombia, senza mai prendere aerei - neanche in posti come il Perù, montuosi, freddi e dalle strade pericolose, dove avrebbe avuto senso - in Colombia abbiamo ceduto, e abbiamo preso l'aereo per ben due tratte, quindi ho percorso il paese molto meno che in altri casi. Ahimè. Considerato lo stato delle strade nel montuoso sud, dove siamo arrivati, forse è stato meglio così.
Arrivare dal sud, dal tranquillo Ecuador, è stato uno shock, perché il sud della Colombia, credo, è una delle zone più problematiche, tuttora, per quanto concerne FARC e guerriglia assortite. Conseguenza di ciò è che sembra di viaggiare in una zona di guerra, o quanto meno occupata: soldati ogni pochi metri nei villaggi, con fucili e mitragliatrici piuttosto enormi, e posti di blocco frequenti. Arrivare a Cali è stata la parte più bizzarra, dato che la città si trova nella Valle del Cauca, una delle zone più pericolose del paese, sembra. Quindi hai un cartello che dice "benvenuti nella Valle del Cauca", e subito di fianco una specie di fortino di sacchi di sabbia, con una fessura per sparare, e uno dei soldati di cui sopra di guardia. Non proprio una scena rassicurante.
Cali mi è piaciuta molto, nonostante la tensione di fondo che si sente in alcune zone - a quanto pare, è l'unica città dove le FARC hanno attività urbana. Se si sta nella zona di San Antonio, che è coloniale, relativamente tranquilla e molto attiva, almeno nei weekend, è un'esperienza piacevole, perché permette di scoprire una città colombiana che non vive di solo turismo, come ad esempio Cartagena, che è bellissima, ma quasi troppo, ed è infestata di turisti da crociera, niente contro, ma sono davvero tanti.
San Antonio, Cali - foto Stink Fish flickr.com |
Di Medellin dirò solo che, a mio avviso, è sopravvalutata. Non è bella, è interessante per la sua storia, e per la reazione ai problemi avuti con Escobar: ora è vitale, tranquilla per gli standard colombiani, e soprattutto dà importanza allo spazio pubblico, dopo aver vissuto sotto assedio per anni. Molte delle cose da fare lì, però, sono a pagamento, e questo non mi è piaciuto. È anche piena di turisti imbecilli e semi alcolizzati, destino che condivide con Cartagena, di cui ho già scritto (è architettonicamente magnifica). Ah, ultima cosa su Medellin: l'accento più piacevole del paese, sembra che cantino quando parlano.
Medellin - Wikimedia |
La costa ad est di Cartagena mi è piaciuta, Santa Marta è come una Cartagena con meno navi da crociera, certo il centro è più piccolo, ma è, come Cali, una città normale, cosa che a me interessa. Purtroppo è anche il posto dove, una notte, chiacchierando sulle scale dell'ostello coi colombiani dello staff, ho assistito da lontano alla mia prima tentata rapina a mano armata. Sventata da un passane sui cinquanta, con la polo e la panza, e anche una pistola nel borsello. La quasi vittima, una giovane donna che tornava a casa con una borsetta alle undici di sera. Commento di Miguel dello staff: colpa sua. Non dovrebbe andare in giro da sola a quest'ora. Questa è la logica colombiana e sudamericana, logica distruttiva, come disse Pablo, incontrato a Medellin: finché si continua ad incolpare la vittima, in Colombia non cambierà molto. E ha ragione, dato che io sono una grande fan delle città dove si può camminare tranquillamente alle undici sera - Vienna è una di queste.
Santa Marta, Wikimedia |
Purtroppo Bogotà ha avuto poco spazio, nessuno dei due aveva voglia di tornare nelle montagne e nel freddo, ma me ne sono un poco pentita. Bogotà ha un sacco di cultura aperta e gratuita a disposizione, nonché una delle librerie migliori viste in Sudamerica (quella del centro culturale Gabriel García Márquez.) Ha anche un sacco di brutti musi che girano per strada, dato che la zona turistica coincide con quella dei tossici, quindi noi la sera siamo usciti poco e abbiamo passeggiato di giorno, cosa che ti permette anche di vedere l'arte di strada bellissima - pensosa, divertente, sarcastica - che adorna i muri della città. A proposito, in generale, se vi piace l'arte di strada, la Colombia e' interessante assai.
Quindi, per concludere, mi è piaciuta la Colombia, ma non è stato ammore come in Cile, Uruguay, o, devo dire, Messico, mi sa. È un paese complicato e talvolta molto sessista, il più machista di quelli visitati sino ad ora. È l'unico posto dove (come in Italia!) usano la gnocca nuda per venderti di tutto, dal rossetto alla brugola. Un'altra cosa che non mi ha convinto è che usano l'orgoglio nazionale e la bandiera per tutto: per le poste, che magari è normale, ma anche per il gelato, per i vestiti, per tutto, li senti sempre parlare di quanto è phiga la Colombia. Ora, sì, ma come tanti altri paesi, checcazzo. Con l'Asburgico abbiamo pensato che forse è una reazione agli anni di violenza, una specie di modo di darsi la carica, però se sei uno straniero, due palle! Sono quasi peggio degli argentini o dei cileni, ed è tutto dire.
Mi sono piaciute molto alcune cose relative al cibo: abbiamo sempre cucinato, dato che il paese e' caro, ma frutta, verdura, succhi ed arepas sono cose che ora, qui in Messico, un pochetto mi mancano.
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