Lettera d'amore al Sudamerica e al mondo australe


Scrivo queste parole in aereo, offline, mentre ascolto un podcast sul chamamé, musica della "Mesopotamia" argentina, insieme al Paraguay e all'Uruguay il mio primo contatto con il Sudamerica. Questa parte del viaggio si è conclusa qualche ora fa, partendo da Città del Messico per Los Angeles, dove pubblicherò questo post.

Sono andata in Sudamerica sapendone poco, che è poi il modo migliore di avvicinarsi ad un nuovo paese, o a una nuova parte del mondo. Questi chamamé che sto ascoltando mi hanno fatto pensare alla prima parte del viaggio, nel Cono Sur, che è tuttora la parte del continente che mi è più rimasta nel  cuore - insieme al Messico.

Quindi, insomma, io e il mondo latino siamo amici, ora. Nel senso che ci conosciamo meglio, perché ho imparato un milione di cose, in questi mesi. 

Ho conosciuto nuove musiche, come appunto il chamamé o il candombe, che mi piacciono, musiche che mi piacciono meno, come il reggaeton o la salsa, e musiche che non mi piacevano, ma che alla fine ho apprezzato, come le cumbie vecchio stile, o addirittura alcune cose di rumba, pensate voi. Ho conosciuto nuovi strumenti e mi sono innamorata del loro suono, come il bandoneón, nel tango e nel candombe, o il charango, il mandolino delle Ande, ad esempio. E poi le canzoni della costa ecuadoriana, o quelle colombiane, che magari non sono il mio genere, ma che di certo hanno proprietà antidepressive, che andrebbero ascoltate nell'inverno europeo, per superarlo.

Ho imparato nuovi nomi, quelli delle popolazioni indigene, diseredate e fregate dai vari stati nazionali che ho visitato, ma in certi casi sorprendentemente vitali.
A cominciare dal mondo Guaraní, diviso tra Argentina e Paraguay, i guaraní, che dobbiamo ringraziare per il mate e il tereré, con la loro lingua affascinante e piena di vocali, nelle umide e bollenti selve nel "dito" nord-est dell'Argentina. Per continuare con i Mapuche, i ribelli di Cile ed Argentina, con i loro gioielli d'argento di fattura fine e modernissima, e le loro lotte per l'autonomia, in corso tuttora. E poi gli indigeni delle Ande boliviane, che vivono in una miseria gelida, quasi sempre sopra i 3000m, e che ti scrutano silenziosi quando passi nei loro villaggi, perché sei uno straniero bianco, quindi qualcuno di cui non fidarsi. 
E poi le tribù amazzoniche, che inizi a vedere in Perú, e che ti accompagnano da lì in Ecuador, e poi in Colombia, con le loro maschere variopinte, le tradizioni di ayahuasca e allucinogeni assortiti, lo sciamanesimo, ed i loro copricapi di piume dai colori saturi, forti. E, anche se native non sono, le culture africane in Uruguay, Colombia, Perù ed Ecuador, che hanno prodotto alcuni dei tipi di musica che preferisco.

Ho incontrato un catalogo umano straordinario di persone, che venivano da paesi e mondi diversi, tutti accomunati dalla lingua, che non mi ha mai fatto impazzire, ma che nella sua declinazione del Sudamerica, a seconda delle zone, ha iniziato a piacermi, e molto. Tanto che ora, quando parlo spagnolo, mi sento a casa, come quando parlo francese (la sensazione di cousinade tra latini si fa sempre più forte, e non vedo l'ora di imparare il portoghese.)

Il Messico merita un discorso a parte, perché Sudamerica non è, ma Latinoamerica sì. Mi ha incantato, il Messico, mi piace per gli stessi motivi del Perù (l'archeologia, la storia, la cultura, la varietà di paesaggi), con la differenza che lì il clima è molto migliore, fa caldo, le coste sono due (Caraibi e Pacifico), e che rispetto al Perù, viaggiare in Messico è una passeggiata, dato che in genere non devi preoccuparti che il tassista non ti rapini, o che il tuo autobus cada in un crepaccio, entrambe cose tristemente possibili e probabili in Perù, anche se ci stanno lavorando sopra alla grande. L'arte visuale messicana è quella che mi ha affascinato di più, e l'artigianato tessile è tra quelli di migliore fattura visti in questi nove mesi. 

Ho visto paesaggi di ogni tipo o quasi, la selva verde e la terra rossa del nordest argentino-Paraguay, il gelido altipiano della Bolivia, dove in estate fa 10C, le montagne lunari, rosse e verdi del nord argentino o del Messico, le coste scoscese, verdi e magnifiche del Cile, e quelle dolci e sabbiose dell'Uruguay, i deserti rocciosi al confine tra Cile ed Argentina, a 4000m, quello sabbioso in Perù, che appare come una splendida bolla di caldo poco dopo la fine delle Ande, la selva dell'Ecuador, dove ho passato del tempo in una fattoria di Hare Krishna, il mare cristallino, caldo ed accogliente,  della costa caraibica in Colombia, e quello limpido e gelido del Cile, il polveroso, nebbioso e roccioso nord del Perù, che sembra una provincia della Luna. Mi sono sentita alla fine del mondo, sulla costa a sud di Santiago, Cile, sola con M ed un elefante marino, su una spiaggia lunga chilometri e chilometri, senza case, solo con l'ostello-casupola di Nico, il surfista acrobata cileno.

Ho imparato a bere il mate e il tereré, le mie due scoperte principali del viaggio, quanto a bevande. Ho bevuto espressi praticamente italiani in Argentina, caffè filtrato che resuscita i morti in Colombia (farsi un espresso con quel caffè potrebbe essere mortale, credo), in Messico ho bevuto ottimo caffè, dalla consistenza vellutata, e bevuto la cioccolata calda migliore della mia vita. In Ecuador e Messico, ho mangiato cioccolato amaro tra i migliori che abbia mai provato.

Sono arrivata perplessa e preoccupata di essere derubata o ferita nel tentativo di derubarmi, o che so io, per tutto quello che si sente di America Latina come continente violento (e lo è, nel 2012 è stato di nuovo il continente con più omicidi ed assalti violenti in rapporto alla popolazione, secondo El País.) 
Ora parto, nove mesi dopo, con un bagaglio di nuovi stimoli (musicali, alimentari, letterari, cioè quelli che contano), una lingua nuova in tasca, e pezzetti di cuore sparsi tra Argentina, Cile, Uruguay, Perù e Messico, e tanta voglia di tornare quasi in ogni paese che ho visitato, con l'eccezione ella Bolivia, forse. 

In tutto ciò, ci tengo a dirlo visto quel che si sente del viaggiare da queste parti, ad M e me non è successo niente. Niente di niente, anche perché stiamo attenti, forse, e sempre all'erta (e non mi mancherà sentire di doverlo fare, questo no), ma siamo partiti con un computer, due kindle, tre carte di credito, tre di debito, e per ora abbiamo ancora tutto. Non mi hanno scippata, non mi hanno aperto la borsa con un coltello, non mi  hanno minacciata in nessun modo, i tassisti mi hanno fregato solo raramente. 

Questo continente mi ha arricchito enormemente, umanamente, per il semplice fatto di poter parlare con la gente, starla a sentire, che sia la signora che fa i succhi in spiaggia in Cile, lo studente universitario e il meccanico in Perú, il grafico in Colombia, l'artigiano in Argentina, l'informatico in Uruguay, il monaco ecuadoriano, o il sindacalista cileno. Grazie a tutti loro, anche se non leggeranno mai questo post. Grazie di cuore. Sono ufficialmente innamorata delle vostre contrade.

Dopo questi pochi giorni a Los Angeles, andremo a Taipei via Shanghai, da lì poi in Vietnam, via Hong Kong. Visiterò quindi, finalmente, il mondo cinese di cui sono così curiosa da che sto con M e conosco i suoi amici, tutti impregnati di Cina, dato che quella lingua e cultura hanno studiato per anni. Sono curiosissima e felice di essere fuori dall'Occidente, finalmente... Ma so che la barriera linguistica, completamente abbattuta nel mondo ispanico, a suon di mate, chiacchiere, birre e caffè condivisi, un poco mi peserà. Tornerò a poter parlare solo con le persone più colte, quelle che hanno potuto imparare l'inglese. 

Questo video è di un gruppo hip hop di Puerto Rico, Calle 13, insieme a Susana Baca (Perù), María Rita (Brasile, credo) e Totó La Momposia (Colombia). L'ho scoperta relativamente tardi e non è tra le mie preferite, ma il video è magnifico per come mostra tutte le facce della Latinoamerica, quelle che ho conosciuto, e quelle che devo ancora conoscere. Ritornerò.

10 comments:

  1. Questo post è bellissimo, ma il video non si vede!

    Chiara, che non ha mai commentato prima per invidia :P

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    1. Grazie Chiara, e benvenuta, grazie mille del commento! Video sistemato spero, allegare video da mobile è complicato... Perdono!

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  2. Ehm... quale video? Non si vede...
    Che belle prole, socia, brava! E che fortunati tu e M a poter girare il mondo così.
    E concordo... anche noi abbiamo girato il Messico coast to coast con i loro bus e siamo tornati a casa intatti e senza essere stati derubati.

    Hasta pronto, hermana

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    1. Grazie Elena! Spero di vederti presto, sí! E lo so che siamo fortunati, me ne rendo conto quando penso a quante cose ho imparato negli ultimi mesi...

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  3. E' una vita che vorrei vedere il Vietnam, ma per un motivo o per l'altro non ci siamo mai andati... spero che ti divertirai! Sarà buffo sentire, credo, la differenza tra l'energia pesante, sanguigna del sudamerica e l'energia un po'rarefatta dell'estremo oriente (che mi manca tantissimo).

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    1. Di certo sì, oltre che un cambio di lingua, cultura e posizione nel pianeta, e di approccio al cibo, sarà anche un ambio "energetico". Sono molto curiosa del mondo cinese, che non ho praticamente mai visto con l'eccezione di una settimana a Singapore. Il mondo cinese e quello del subcontinente mi affascinano da molto più tempo, quindi per loro è più facile vincere il mio cuore, diciamo. Il sud-est asiatico l'ho iniziato a frequentare a dodici anni con i miei genitori ed è stato insta-amore.
      Quello che mi è piaciuto, del Sudamerica, è proprio che in pochi mesi sono andata da zero affetto a abbastanza affetto e amore in certi casi, per certe zone. Anche l'energia sanguigna, tanguera, ha il suo fascino :)

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  4. Che meraviglia questa lettera d'amore al Sudamerica! condivido in pieno, soprattutto l'amore per il Cile che ho visitato nel 2008 da Atacama a Chiloè (con una scappata a Rapa Nui) innamorandomene perdutamente.
    Sono capitata qui quasi per caso e adesso non mi stacco più.

    Giulia

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  5. Che meraviglia questa dichiarazione d'amore per il Sudamerica! condivido in pieno, soprattutto l'amore per il Cile che ho visitato nel 2008 da Atacama a Chiloè (con una scappata anche a Rapa Nui) innamorandomene perdutamente.
    Sono capitata qui quasi per caso e adesso non mi stacco più :-)

    giulia

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  6. Bello il video, bellissime le parole.
    Ricorda un po' Mano Chao

    ciao ciao

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  7. Che belle parole... e che video bellissimo!! Sarà che al mattino ho sempre la pelle un po' più soffice, ma qui stavo sull'orlo delle lacrime!
    Ora aspettiamo i resocondi dal prossimo continente :)

    Alice lettrice

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