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Consigli di vita a Piazza Fontana, Milano |
ho deciso che avrei dovuto scrivere che a me Milano piace, dopo esserci stata per un paio di settimane. L'ho già fatto, certo, e sono cosciente del fatto che – come tutte le città – è piena di difetti. Quindi, un po' come per Roma, vi metto a parte delle mie elucubrazioni sul tema.
Premetto che, vivendo da ècspàt, negli ultimi quasi 5 anni, per me, tornare in Italia in realtà ha significato tornare a Milano. Il che non è necessariamente una figata, dato che Milano non ha il mare, e per questo raramente ci sono tornata d'estate.
C'è anche da dire che, nonostante la mancanza del mare, quando io torno a casa non mi annoio a morte come coloro che tornano a casa, che so, in qualche splendido paesino della provincia italiana: sono contenti i primi tre giorni, e quelli successivi spesso li passano annoiandosi, e aspettando di tornare dove abitano di solito. Non succede solo nella provincia italiana, ma anche in quella croata, turca e francese, da quel che sento.
Io, invece, quando torno a casa, se volessi avrei un sacco di cose da fare. Poi non le faccio, perché ogni volta che esco a fare la giovane mi trovo a pensare ma quanto kadzo è cara, Milano? Che è uno dei suoi difetti principali. Che è il motivo che mi ha fatto sloggiare, perché col lavoro che faccio sarei condannata a una vita in miseria. Questo, Milano, è un problema che magari potresti tentare di risolvere, grazie. Ci riescono, in Tedeschia, ad avere stipendi alti e costo della vita abbordabile: perché tu no (come il resto del paese, d'altra parte?)
Però appunto, per esempio, per essere una città italiana, Milano ha un sistema di mezzi pubblici che funziona, rispetto al resto. Non è normale arrivare in ritardo di mezz'ora a un appuntamento perché non c'è un livello di traffico che lo giustifichi (milanesi che vi lamentate: fate un giro a Roma o a Napoli, da quel che mi ricordo, e vi ricrederete. Quello è troiaio, voi siete dilettanti.)
Un'altra cosa che mi piace è la varietà di tipi umani. Come ho detto molte volte, lo so, ne sono consapevole e ci sono cresciuta: Milano è piena di stronzetti, e di cagoni con il SUV che parcheggiano sulle piste ciclabili.
Però: ci sono anche un sacco di persone che fanno volontariato, che può andare da Ciclobby al volontariato alle varie case di riposo ambrosiane, tipo la mitica Baggina. Ci sono soggetti come V., mitica volontaria di Amnesty con cui ho chiacchierato per un'ora la scorsa settimana, che per anni ha vissuto in una comune valdese (pur non essendo valdese), e per anni ha lavorato da volontaria coi ragazzi con problemi che andavano dalle famiglie di pazzi alla tossicomania. L'ufficio di Amnesty a Milano è sempre popolato da gente che mi mette in pace con la città.
Ci sono un sacco di persone che girano che sembrano la brutta copia di Flavio Briatore: ma ci sono anche un sacco di gggiovani creativi. Magari poi a me i gggiovani creativi irritano da morire, però è bello che ci siano, è bello che possano andare in giro vestiti in una maniera che tra cinque anni rimpiangeranno, e la cosa più bella di tutte è che nessuno li guarda male, perché la gente ha altro da fare che stare a guardare come ti vesti tu, mentre cammina per strada.
Quindi insomma, non mi dilungo, ma la cosa sorprendente dell'essere uscita da Milano, per una volta, è il fatto che farlo mi ha fatto rivalutare la città, almeno un po'. Mi ha fatto anche capire perché gli altri italiani la vedono come una roba a sé, che spesso non piace: è vero, è oggettivamente più grigia delle altre città. In centro, più che color pastello, è bianca, perché i palazzi sono in marmo, e qui si vede un sacco la mano austriaca, a mio avviso. La gente si fa più i cazzi suoi che a Roma, sta più sulle sue e corre di più: però, sinceramente, non è necessariamente un male. E' solo diverso. Mi ricordo che l'esser lasciata tranquilla è stata una cosa che ho apprezzato enormemente, dopo Turchia e Nepal, e anche la mia amica S., perugina doc, diceva che lei preferiva Milano a Roma, perché la gente è meno invadente.
Vabbè, insomma, avete capito, no?
Comunque questo credo sia l'ultimo della serie dei post a tema italiano.
Ora vivo in una casa in smobilitazione, ho scatoloni ovunque, non abbiamo più sedie e presto non avremo più neanche i tavoli. Sono così in mezzo a un mare di scatolame e aspirapolveri e aiuto come diavolo porto questo scatolone da Violette senza macchina che sono un po' in quella fase in cui ti dimentichi perché stai distribuendo tutto a casa di altra gente: perché sarai felicemente senza casa, e tutto quello che avrai sarà in uno zainetto. Che è molto liberatorio, almeno lo era quattro anni fa. E con questo zainetto, farai una bella gita.
Solo che adesso sono troppo occupata ad aggirarmi per casa con i guanti gialli e la sciarpa in faccia per evitare gli attacchi d'asma per la polvere.Ce la farò, comunque. L'organizzazione ex-asburgica della coppia (Vienna+Milano) l'avrà vinta anche sullo svuotamento casa senza mezzi motorizzati!