|
foto: Corbis |
Si', lo sapete, che ora sono a Buenos Aires. Pero', tra le due capitali (la sbracata Montevideo e la sborona Buenos Aires), sono stata a Colonia del Sacramento, al di la' del fiume da dove sono ora.
Questa cittadina e' un gioiello, davvero. Architettura coloniale ben conservata, piccola, centro quasi chiuso alle auto. E' nata come un avamposto portoghese, con il nobile scopo del contrabbando di merci dall'Uruguay (che allora era portoghese) verso Buenos Aires.
Di giorno, Colonia e' infestata di turisti in gita in giornata da BA, e' strapiena di vecchi americani in pantaloncini e scarpe da ginnastica bianche (dai, avete presente il proverbiale pensionato americano ricco, no?) E quindi, di giorno, Colonia fa proprio effetto turisteria, come direbbe P., l'amico franco-ungherese. Io ho avuto la fortuna di andarci in bassa stagione, per fortuna, e quindi era comunque tranquilla, la cittadina, nella sua turisteria.
Pero', ragazzi, il meglio questa cittadina lo da' dopo le cinque: gli americani in pantaloncini e gli argentini prendono il traghetto, e tu e l'Asburgico, che avete trovato un appartamento che costa meno di una camera in un ostello-tugurio, prendete il vostro mate e andate a passeggiare.
E sparita l'orda di turisti, vedete:
le strade acciottolate che sono vecchie, vecchie per queste parti del mondo dove tutto mi sembra nuovo;
l'architettura coloniale, intonaco bianco e stipiti colorati;
alberi di jacaranda e ceibo dappertutto, fin sulla riva del fiume dove puoi guardare il tramonto;
le auto vintage degli anni 40 o 50 parcheggiate in strada, usate come vetrine per la vendita del mate fuori da un caffe', o come giardino (si', riempite di terra e piante!), o come tavolo fuori da un locale, con un divanetto, un tavolino ed un vasetto di fiori. (Una delle cose che rendono l'Uruguay cosi' bello e appetitoso e' questo genere di soluzione creativa, carina, deliziosa, insomma.)
E incontrate fricchettoni assortiti, come Nacho e Natalia e le loro bimbe, Musica e Bianca, che lasciano BA e vivono in un furgone, vendendo cose varie fatte a mano, come orecchini fatti con i semi; o Rodrigo, che a piedi scalzi porta a spasso il suo cucciolo di due mesi, Willy, per farlo abituare alle persone. Ovviamente, la vostra prode si e' impossessata di Willy, per poi non potersene piu' liberare quando era morta di caldo dopo un'ora e mezza che lo aveva in braccio. (Commento dell'Asburgico: e' un cucciolo. Praticamente, ora nella sua mente sei sua madre. Ora gli spezzerai il cuore, a mollarlo cosi'. No, vabbe', grazie.)
E incontrate anche la cordiale popolazione di cani randagi di Colonia, tutti vaccinati dal comune, uno dei quali un giorno vi adotta e viene in giro con voi tutto il pomeriggio (nome del cane adottivo: Mr. Socks, un rugno con il pelo lungo e cosi' zozzo di briciole e pezzi di foglie che gli si fanno i dreadlock.)
E dopo il tramonto, succede pure che passeggiando per le strade (deserte e cosi' silenziose che si sente il frusciare delle foglie, madonna), mentre tu stai fuori perche' con sto silenzio e le auto d'epoca ti sembra di aver fatto un giro con una macchina del tempo, appaiono pure
le lucciole. E tu ti metti a strillare come una cretina, perche' le lucciole e' un sacco di tempo che non le vedi. E poi, come se non bastasse, ti attraversa la strada una rana, che non spiaccichi per un pelo, e che se ne va gracidando sdegnata.
Che figata. Ci siamo rimasti cinque giorni, nessuno ci rimane cinque giorni, a Colonia! Ma sono contenta, perche' e' deliziosa.
Stranamente, Colonia mi ha fatto pensare a Luang Prabang (foto a sinistra), in Laos. Saranno stati i palazzi coloniali, la presenza di un fiume largo e lento, e i fiori, i fiori che sono davvero ovunque, a Luang Prabang come a Colonia.
Bella, Colonia. Andateci, dopo le cinque.